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Se ottanta mi da tanta...

  • Immagine del redattore: Margherita Pogliani
    Margherita Pogliani
  • 30 set
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 30 set


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"Dopo tanta nebbia a una a una si svelano le stelle. Respiro il fresco che mi lascia il colore del cielo. Mi riconosco immagine passeggera presa in un giro immortale". (G.Ungaretti)

Se ottanta mi da tanta gioia e riconoscenza festeggiamoli ogni anno, mamma!.

Questi versi di Ungaretti mi fanno pensare a te. A noi. A quel respiro fresco che sento quando ti guardo e mi accorgo - ancora, sempre di nuovo - di quanto sei bella. Di quanto sei qui.

Immagini passeggere, certo. Tu, io. Eppure prese in qualcosa di immortale. In questo giro di primavere che tornano, che ci trasformano, che ci fanno ri-conoscere. Non solo dirti grazie. Ma conoscerti di nuovo. Vederti. Davvero vederti.

Oggi festeggiamo ottanta "mughetti". Sì, mughetti, come quelli del tuo bouquet di nozze. Bianchi, delicati, profumati. Fiori che crescono nell'ombra ma che annunciano la primavera con una dolcezza grandiosa. Dicono che portino felicità. Ma voglio pensare che tu li abbia scelti perché in fondo, inconsapevolmente, ti riconosci nella loro bellezza riservata, dalla fragilità apparente che nasconde radici profonde e un profumo potente. Ottant'anni e sei ancora quel mughetto. Cresciuta all'ombra di aspettative, di un cognome importante, di una famiglia nobile. Ma con una presenza che nessuno dimentica, perché è una bella presenza. Iniziamo, giustappunto, con la bellezza: questa parola ti accompagna da sempre, anche se tu con lei hai spesso un rapporto complicato. Come se non ti appartenesse del tutto. Come se fosse qualcosa di cui chiedere scusa. Non te la riconosci ma la riconosci. Oh, se la riconosci! La riconosci in tutti fuorché in te. La riconosci nell'arte, dagli impressionisti a Modigliani, per non parlare della Pietà Rondanini. Tu hai occhio per la Bellezza con la B maiuscola, talmente bella da esser vista come eterna, incompiuta, dai contorni sfumati, libera di essere interpretata e custodita. Bellezza delicata, come le tue statuine della Royal Copenhagen. Quelle figurine eteree, bianche e blu, così fragili che sembrano potersi rompere solo guardandole. Sono bellezza che richiede protezione. Richiede di essere trattata con rispetto. E tu il rispetto l'hai nel sangue: come i tuoi fratelli Giorgio e Giovanni – gentiluomini per antonomasia - anche tu porti quella nobiltà di sentimento che è vera aristocrazia. Non del nome Dugnani. Ma dell'essere umani fragili e profondi. Capaci di sentire e rendere grazie. Questa per me è la bellezza che non si vede ma si ascolta. Come la Traviata. La Bohème. Violetta che canta "Sempre libera" e Mimì che muore tra le braccia di Rodolfo. E gli Inti-Illimani. E Gianna Nannini. Mi hai contagiata tu con tanta bellezza! Dal melodramma italiano alla musica andina, passando da quel rock viscerale, quella voce roca e potente che canta "Sei nell'anima / Sei vera" con una forza che ti toglie il respiro. Quella stessa potenza che riconosco in te, seppur così morbida, così delicata. Tu hai sempre contenuto questi opposti impossibili.


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"Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.Nescio, sed fieri sentio et excrucior."

Catullo, il tuo Catullo con i suoi carmi brevi come lampi che contengono universi. Poche parole per dire tutto. Il tormento, la passione, la contraddizione. Essere forte e fragile nello stesso respiro. Perché tu, mamma, hai sempre saputo che la vera forza sta nel contenere entrambe. Nel permettersi di essere entrambe. E questa tua capacità di contenere opposti ti ha guidata nella vita.


Non sei mai stata dura. Ma esigente sì. A modo tuo. Con quella critica gentile avvolta in strati di ovatta, come se ti dispiacesse doverla esprimere. "Forse potresti..." "Non so se..." "Mi sembra che..." Il tuo sguardo quando qualcosa non va… non rabbia, mai rabbia. Solo una velata tristezza, una delusione che si porta dietro il senso di colpa per essere riconoscersi tale ma anche un incoraggiamento sommesso. Come quello che hai sempre riservato ai tuoi studenti: a tutti hai tirato fuori il talento quando con sguardo quasi incredulo esclamavi: "Vedi? Lo sapevo..." E in quella frase c'era tutta la tua meraviglia di fronte alle possibilità della vita.


Possibilità. Una termine che ti appartiene, anche nella scelta più importante: sessantacinque e rotti anni con papà. Questo mi ha sempre fregata, mamma. Come hai fatto? Cosa sapevi a quindici anni che io non so a cinquantacinque? E poi: come fate ancora? Perché guardandovi da fuori sembra impossibile. Lui esuberante, collerico a volte, esigente. Tu delicata, quasi fragile. Sembra uno scontro continuo che non finisce mai. Invece. Invece quello che ho capito è che la vostra è una danza dialogica. Costruttiva nel senso più vero: costruite qualcosa ogni giorno. Anche quando le vostre differenze urlano più forte delle somiglianze. Tu sei il mare. E lui, con tutta la sua esuberanza, ha trovato in te non un porto dove riposare, ma uno spazio dove continuare a diventare."Love of my life, you've hurt me / You've broken my heart and now you leave me" - canta Freddy Mercury, uno dei tuoi amori rock inaspettati. Per fortuna voi non ve ne siete mai andati. Vi siete feriti, certo. E rotti le palle a vicenda in diverse occasioni. Ma avete sempre scelto la possibilità di crescere insieme, giorno dopo giorno.E questo, mamma, è stato il vostro regalo più grande a noi figli. Non l'armonia perfetta - quella sarebbe stata un sceneggiata. Ma il dialogo continuo. La critica che diventa confronto. La frustrazione che può trasformarsi in crescita. Ci avete insegnato che l'amore non è stare bene sempre, ma scegliere ogni giorno di continuare. Che ci si può ferire e rimanere. Che si può essere delusi e non mollare. Che a volte è giusto pensare anche a sé stessi, praticare un po' di sano egoismo, avere compassione per le proprie fragilità. Ci avete mostrato la resilienza. Non quella eroica dei film, ma quella quotidiana di chi si alza ogni mattina e ricomincia. Di chi litiga e poi si siede a tavola insieme. Di chi non si dà mai per scontato. E credo che questo sia molto più coraggioso dell'amore facile.


Anche con noi figli non ci avete mai spinti. Ci avete accompagnati. Con quella preoccupazione gentile, quel "Ma sei sicura?" che non era divieto ma timore di vederci soffrire. Io, per anni, l'ho interpretata male. L'ho letta come debolezza, come mancanza di fiducia. Che idiota. Solo crescendo ho capito che è il tuo, il vostro modo di amare. Quella capacità di esserci, sentendoti paradossalmente responsabile dell'altrui felicità. Ma è utopia, non credi?Potremmo serenamente accontentarci di quella telefonata quotidiana, di quel "Come stai?" che non è formalità ma interesse vero. E accettare un abbraccio, un sincero gesto di accoglienza.

Già, accoglienza... Perché anche le mamme hanno bisogno di essere accolte, sai? Anche le mamme hanno bisogno di sentirsi bambine, libere di giocare e tuffarsi sapendo che ci sarà sempre qualcuno a riva pronto a buttarsi. E forse è per questo che hai creato i tuoi spazi. Quelli dove puoi essere completamente te stessa, come con i puzzle. Mille pezzi che lentamente trovano il loro posto, come le parole crociate che trovano un senso con calma. Lì puoi prenderti tutto il tempo del mondo. Quello è il tuo spazio di libertà totale. Come nell'acqua, dove non devi chiedere scusa di esistere, dove puoi tuffarti ancora ridendo come una bambina, sapendo che il blu ti accoglierà. E poi ci sono loro: i peluches. Il tuo zaino di Winnie the Pooh che ti accompagna ovunque (tranne che ai funerali!) con orgoglio. Winnie che dice "You're braver than you believe, stronger than you seem, and smarter than you think." Lo porti sulle spalle come per ricordare che la dolcezza non è debolezza ma pura bontà, come i tuoi dolci che "non dovrebbero mai mancare". Non sono cibo. Sono il tuo modo di dire "ti voglio bene" quando le parole non bastano. Tu non hai mai smesso di guardare il mondo con meraviglia. Ottant'anni e conservi quella capacità di essere toccata dalle cose. Di emozionarti davanti a un quadro, di commuoverti per un film, di indignarti per le ingiustizie, di coccolare i tuoi nove nipoti a modo tuo, come con i peluches, senza vergogna. Riconosco la tua capacità di restare curiosa nonostante tutto.

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Riconosco e dico grazie e Grazie. Grazie per tutto. E Grazie, nel senso antico, mitologico. Quelle forze primordiali che dispensando bellezza, creatività, fertilità, rendono la vita degna di essere vissuta.Tu mi hai dato quelle Grazie, mamma. Mi hai insegnato che si può amare con gentilezza. Che non serve essere roccia per essere porto sicuro. Che si può essere delicati come porcellana e resistenti come chi nuota contro corrente. Che si possono contenere opposti senza spezzarsi.

E che si può crescere insieme anche quando sembra impossibile. Basta un "Come stai?" quotidiano. Basta un abbraccio morbido quando il mondo si fa duro. Basta fermarsi davanti a un quadro e permettersi di commuoversi. Basta esserci. Basti tu. E tu ci sei, eccome se ci sei.


Così oggi ti auguro di continuare a sentirti viva, a emozionarti, a nuotare nei flussi della vita, a coccolare ogni genere di orsetto, a condividere le tue bellezze. A occuparti senza preoccuparti. A lasciarti amare senza sentirti in colpa.

Perché ogni tua passione ci insegna piccole virgole che possono cambiare la percezione del tempo: la tua Pietà Rondanini ci mostra la perfezione nell'incompiuto.

Le tue porcellane Royal, la delicatezza che chiede protezione.

Winnie, la tenerezza che è coraggio.

I tuoi puzzle, la pazienza che trova ordine nel caos.

Catullo, Saffo, Neruda, restano vibrazioni che ringiovaniscono.

Una mostra d’arte illumina il valore senza mostrine.

Gianna e Freddy si svelano classici e vulnerabili insieme.

E con il papà, con il papà avete la fortuna (e la bravura!) di essere in ballo da sessantasei anni. Non nonostante tutto. Grazie a tutto.

Che tu possa sempre sentire quanto sei amata. Vista. Preziosa.

Sei sole. Mai sola.

Sei Grazia, sei Casa. Ovunque.

Sei mughetto che profuma nell'ombra e – senza cantarcela – anche tu sei Meravigliosa Creatura!

1 commento


Enrico
Enrico
30 set

Grazie Marghe, meglio di così non potevi scrivere, grazie grazie !!!!!

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©MargheritaPogliani 2019

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