Mi manca stare insieme. Tantissimo.
Mi mancherà la cena della Vigilia, il pranzo di Natale con i miei genitori, mio fratello, mia sorella, i nipotini…
Mi mancano tante cose, in ogni senso. Con ogni senso.
Ma non sarà il virus della mancanza il protagonista del mio Natale.
Lo sarà il vaccino della presenza, del presente, dei presenti di cuore, immateriali ma densi di valore. Che voglio ricambiare ricordando, condividendo.
Ricordo ancora quando la mia amica più Gaia (non a caso è sempre stata una delle migliori!), lasciò Milano per trasferirsi con la sua famiglia nella natura, in un parco per me lontanissimo: il Conero.
Avevamo 6 anni: giocavamo sempre a travestirci, a creare mondi virtuosi, a raccontarci sogni e futuri immaginari. Io già avevo eletto la scrittura a mia disciplina preferita mentre lei… lei disegnava, inventava. Avevamo un punto in comune: la fantasia. Creavamo per andare oltre, per volare lontano, per sentirci protagoniste. Soprattutto per stare insieme, perché era la nostra natura.
Non ci siamo mai perse, anche perché crescere con cuori vicini nutre profondamente un comune sentire. Ma tant’è, la vita ci ha aperto strade diverse e su diverse strade ci siamo incrociate di nuovo, perché avevamo desideri molto simili: creare intrecci di partecipazione, di crescita condivisa, di gioia generativa. Abbiamo entrambe cercato di vedere l’esistenza con gli occhi curiosi di quando a tre anni ci eravamo guardate la prima volta.
Perché lo racconto? Perché Gaia per me significa stare insieme nonostante le distanze e i distanziamenti. Ci siamo sempre sentite in relazione, in modo autentico e spontaneo, con la gioia di bambine e la presenza di “adulte”.
A pensarci le relazioni sono i gomitoli intorno a cui si intreccia la nostra vita. La permeano in ogni istante: ci relazioniamo in primis con noi stessi, poi con l’ambiente, con il tempo, con gli altri. E come si inizia(va) una relazione? Dandosi la mano. Restituendo una stretta, possibilmente con un sorriso.
Ecco, in questo per me Gaia è emblema di relazione. La sua bacchetta magica sono un cuore e mani mosse dal desiderio di “give back”: restituire vita a filati in rimanenza, lavoro a professionisti di uno dei distretti manifatturieri più importanti d’Italia, esperienze e valori.
Gaia per prima mi ha edotta al mondo del “fatto a mano”: Hand Made, Crafters, “Do it yoourself”.
All’inizio pensavo fosse un entusiasmo un po’ naif. Poi ho capito che dietro al “fatto a mano” poteva esserci una vera e propria arte. Da cui l’artigiano che la esercita.
Così, quando Giovanni mi ha proposto di costruire insieme ItalianCreators il sì è stato doppiamente convinto, perché avevo già una mentor e avrei potuto “dare indietro” testimonianze di chi ci mette realmente il cuore. “Give back present” trovo sia un concetto bellissimo, oggi quanto mai importante: sono profondamente riconoscente a Elisa, mia ex mentee, per avermelo ricordato: “Give back – ha scritto - è offrire agli altri le proprie competenze con lo scopo di arricchirsi a vicenda”.
Quanto è vero. Profondamente vero soprattutto quando offriamo senza desiderare nulla in cambio e ci arricchiamo di pura condivisione (e vi sembra poco?).
Confronto, chiarezza, ascolto empatico sono metriche che cerco di adottare. Come anche tendere una mano e capire se e come posso restituire la fortuna che ho.
Elisa e tutti i nostri ItalianCreators mi hanno dimostrato che queste metriche sono eco vibranti di arricchimento e meraviglia.
Elisa mi ha insegnato il potere della pianificazione e del coraggio di procedere a piccoli passi, con entusiasmo, creatività, autentica resilienza. Ha inventato (guarda caso con un’amica!) un calendario dell’Avvento dove scoprire piccole realtà e attività della Lomellina.
Come lei anche le Meravigliose Claudia e Francesca e i nostri ItalianCreators mi hanno dimostrato il potere del “give back”, con storie di successo, cambi di prospettiva, sfide affrontate, cariche di difficoltà superate, di rischi calcolati, con la determinazione di sperimentare nuove parti, nuove vite.
Ciascuno di loro ha ridato vita a emozioni, memorie, tradizioni, sogni, visioni.
A mia volta vorrei restituire spunti per sostenere e (ri)scoprire l’autentica forza creativa italiana. Perché l’Italia vera brilla di passione, arte e condivisione: passione che si esprime nel coraggio di innovare antiche tradizioni. Arte intesa come “andare verso” il meglio, in una ricerca continua di eccellenza.
Alessandro, Francesco e Luca ad esempio, hanno ridato vita ai pacasassi delle nostre celebri repubbliche marinare, addomesticandone la natura con metodi innovativi.
Andrea, Daniela e Silvia hanno restituito la memoria dei sensi e delle emozioni, profumando di etereo sentimento il concetto di give back.
Andrea ed Elena fanno letteralmente lievitare con spirito ed energia coinvolgente che germoglia in veri cambia-menti grazie (anche) ai loro grani antichi.
Beatrice, anima delicata e magica, ridona visione alle presenze, rendendole toccanti e cangianti nei suoi scatti ricamati.
Daniela, con le sue curate calzate riporta con i piedi per terra, dove il vero bisogno è “senza pensieri”.
Emy accoglie nei suoi nidi di rami di salice, con coraggio e impegnato stare, nel qui e ora.
Gaia… beh, Gaia con il suo entusiasmo contagioso è musa tessitrice di relazioni dalle maglie fitte, avvolgenti, sempre extra-ordinarie.
Giacomo, cuce addosso la voglia di guardare il mondo con meraviglia, cogliendo l’unicità che ci circonda, veicolando messaggi di libertà.
Itati scalda il cuore con la straordinaria morbidezza del suo cachemire filato a mano e dipinto con amore.
Lara celebra la bellezza della femminilità nella cura estrema di dettagli che ci portano a dire: “tutto è possibile”.
Infine (solo per ordine alfabetico!) Serena e Paolo hanno trasformato foglie “vive” in gioielli per l’eternità, invitandoci a indossare i nostri unicum.
Il nostro vivere è un unicum che può davvero arricchirsi di gioie preziose, da creare e da ridare.
Riannodiamo i nostri fili, condividendo doni di valore e autentica riconoscenza.
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