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  • Immagine del redattoreMargherita Pogliani

Essere madre

Figli miei, mi avete reso felice e completa. Essere madre era lo scopo della mia vita, eppure solo ora scopro che non lo sono diventata 17 anni fa quando vi covavo immobile in un letto di patologia della gravidanza, ma in questi mesi, così gravidi di scelte, rischi, possibilità.

Scelte, rischi, possibilità che in realtà colorano ogni momento di questa sottile parentesi tra la nascita e la morte. La osservo con tenerezza infinita, rendendomi conto che in fondo possiamo essere contemporaneamente mamme e scarrafoni di noi stessi. E non bisogna essere donna o uomo per assumersene la scelta, i rischi, le possibilità, perché partoriamo ogni giorno. Ogni santissimo giorno.

Partoriamo per esistere, partoriamo per resistere. Ciascuno di noi, maschi e femmine indifferentemente, tutti possiamo partorirci e partorire, riconoscendo maternamente il nostro potenziale.

Ricordo quando mi confermarono di essere incinta e mi misero davanti alla scelta di eliminare il singolo o la coppia, perché non c’era statistica in Italia di gravidanze come la vostra ultimate con successo, ovvero con la sopravvivenza di tutti e tre.

Con vostro padre facemmo la nostra scelta, corremmo il nostro rischio, ci demmo una possibilità, seppur remota e irrazionale.

Perché? Perché era scattato quell’istinto materno che va oltre qualsiasi ragione. Perché vi volevamo, letteralmente, da morire.


In questi ultimi mesi, così fragili e preziosi, ci avete aiutato - inconsapevolmente - a rifare la stessa scelta: abbiamo corso il rischio e ci siamo dati la possibilità di riconoscere maternamente chi siamo. E chi possiamo essere, scoprendoci madri e padri dei bambini che siamo stati, prima ancora di quelli che abbiamo o avremmo voluto mettere al mondo. Figli delle mamme che abbiamo avuto e della parte materna che ci alimenta. Tutti noi siamo liberi di abbracciare i piccoli che siamo stati con generosa dolcezza, assumendoci la scelta, il rischio e la possibilità di una gestazione che durerà tutta la vita.


"La fragilità di un essere umano è condizione preziosa per entrare nel proprio stato naturale di libertà. Da quando nasciamo ci fanno credere il contrario; veniamo educati a generare una forza non reale che è solo rigidità, resistenza alla vita.

Cresce con noi un ideale di perfezione pericoloso che non ci permette di essere noi stessi, che non accetta la debolezza umana. La nostra natura divina si manifesta quando l'essere umano diventa consapevole della propria condizione di immensa fragilità e cede, si arrende, comprende che se apre mani e braccia in quello stato di immensa cedevolezza, inizia a volare. Non occorre essere forti per essere liberi."

(Alice Miller)


Proprio la scelta di cedere mi ha permesso di toccare con mano la fragilità; proprio l’atto di arrendersi mi ha fatto scattare quella spinta animale per venire alla luce; proprio il bisogno di comprendere mi ha spalancato mani, braccia e cuore in quello stato di immensa cedevolezza che si trasforma in uno sguardo dall’alto, volando sulla vita.

È stato e continuerà a essere un parto. Un naturale e autentico parto, perché non occorre essere donne per generare.

Non occorre soffrire per esistere.

Non occorre rompere le acque per respirare.

Non occorre esser neonati per piangere.

Non occorre esser deboli per chiedere attenzione.

Non occorre essere madri per amare e a lasciarci amare.

Non occorre esser forti per essere liberi di riconoscere quella sensibilità, capacità di accudire e curare, in sintesi quell’istinto materno, che sono nostri per natura.

Voglio credere che tutti abbiamo queste capacità e il diritto - se non il dovere - di usarli.


Cari ragazzi, ora avete l’età per partorire. Fatelo per dalle alla luce la creatura unica che siete.

Fatelo per uscire dalle tenebre, sapendo che non è la fine del mondo ma l’inizio di un nuovo modo di esistere.

Fatelo per lasciare un segno, anche se la nostra orma si manifesta solo passo dopo passo.

Fatelo per sentirvi vivi, seppur vivi lo siete stati ben prima di nascere.


Apriamo insieme gli occhi, cuccioli miei, a ogni nuovo giorno con l’entusiasmo di una nascita, con la meraviglia di una magia spudorata, con la sensibilità che nutre più di qualsiasi colostro, con quei sorrisi puri e incantati che scaldano il cuore di qualsiasi donna, di qualsiasi uomo.

Impegniamoci a svegliarci guardandoci allo specchio e ringraziando la possibilità di rinascere anche oggi - e, speriamo, domani - con la curiosità di scoprire differenti modi di esistere.



"Soltanto per amore amami,

e sempre, per l’eternità"

(Elizabeth Browning)


Questo il mio augurio a tutte le nostre mamme, a tutti i nostri figli e a tutte le nostre parti materne: sbocciamo amandoci solo per amore, liberi di esistere, di nascere e rinascere e rinascere. Fioriamo, profumando delicatezza infinita, per partorire a nostra volta miracoli di vita. E coccoliamoci con amorevole tatto, come se accarezzassimo tutti i colori e le energie dell'universo

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