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  • Immagine del redattoreMargherita Pogliani

Stay Gold

L’ora è offuscata dalle lacrime. Lacrime di paura, di dolore. Lacrime di disinganno: si può soffrire tanto in un’estate attesa nel segno della spensieratezza, quando invece regnano solo pensieri pesanti e bocconi indigesti? Impossibile prendere sonno. “Non voglio essere un ulteriore peso”, continua a ripetere. E si mangia l’anima, oltre alle viscere. È l’1:20 di notte. Dovrebbe essere a ballare, non in camera dei genitori a piangere e preoccuparsi delle reazioni degli altri.


Intorno alle 3 si sveglia. Non sa che ora sia. Ma sente male. E tanta, troppa stanchezza. Sono settimane che nel momento del dormiveglia crede di esser finalmente tornato a casa. Invece si gira e al suo fianco trova solo una flebo.


Sono le 5:20, ma non si vede. Troppe lacrime. Lacrime di frustrazione, di sofferenza, quella con la S maiuscola. Lacrime che salgono dal profondo, dalla sensazione adolescenziale di non essere nulla, di non valere nulla, di non avere nulla. “Nessuno mi chiede come sto…”: è un grido disperato anche se suona come un sussurro disilluso.


Il bar apre alle 7, ma stamattina è iniziata ieri sera. Bisogna attendere per un caffè e una brioches: ho dormito un terzo di quanto vorrei ma è comunque troppo presto per accasciarsi su un bancone. Le strade erano deserte, non serviva correre. L’ospedale dorme ancora, una luce dorata taglia l’orizzonte e i leprotti brucano quatti quatti decine di giovani campanule.


Così è iniziato un altro giorno nelle sabbie mobili dell’in-certezza, che sto, anzi, che stiamo imparando a frequentare con agilità, emotiva. Perché la natura favorisce l'evoluzione, non la rivoluzione e ogni cambiamento è un processo, non una forzatura. E a nulla valgono i diversivi, come la fuga, l’attacco, il freezing, il distacco, quando l’emotional agility permette di fare piccoli e sottili “ritocchi” che ci guidano nella direzione dei nostri valori (a tal proposito suggerisco di testarvi con Susan David).

Per me ora vale molto gua(r)dare ciò che c’è. Guardare e guadare le emozioni. Riconoscere e attraversare le sensazioni, nessuna esclusa. Ammettere le paure, le mancanze. E far tesoro delle presenze.


Vorrei rassicurare mio marito e i figli dicendo loro che è tutto ok, che è un’impressione questa reclusione e passerà con un abbraccio. Ma non è così facile, né immediato. Stay gold, direbbero gli americani per motivarci a stare ed essere con ciò che c’è, in modo integro e consapevole.

Stay gold è un pensiero d’oro, perché luccica e riflette l’oro della vita, la sua sostanza e presenza.

Sostanza e presenza che brillano di innumerevoli sfumature: luci d’amore che trafiggono il cuore, perché quando si sta cuore a cuore, i bisogni risuonano e gli echi d’affetto si diffondono a macchia di leopardo.

Per esempio, oggi avrei voluto presenziare al matrimonio del mio primo “Principe Azzurro”: occhioni celesti come il torrente della val Ferrè, come il lungomare dell’isola d’Elba, come pomeriggi luminosi sotto piogge di entusiasmi che profumavano di fiabe e sogni, tessuti tra le maglie di una scuola realmente “materna”.

Avrei voluto e, invece, presenzierò con il cuore. So che lui capirà, senza bisogno di parole, che la mia mano preferisce stare qui ad accarezzare quella di chi lotta, di chi soffre, di chi condivide un dolore, perché anche questo possa diventare un momento di gioia. Come mi ricordano le mie sorelle di sangue e di cammino, condividere un dolore, un bisogno offre all’altro l’opportunità di partecipare con il cuore, in una dimensione di puro amore.

Non dico sia facile condividere, tanto meno partecipare. Molti scappano e pochi osano andare oltre il bollettino giornaliero, inoltrandosi negli inferi di una domanda tanto semplice quanto scivolosa: “ma in tutto ciò, tu come stai?”


Io sto Gold, risponderei ora. Perché colgo al volo l’invito “Stay gold” riconoscendo che lo scintillio dell’oro raggiunge e suscita le emozioni umane in modo più specifico rispetto alle macchie di colore uniformi, giacche ne contiene molte più informazioni.

"(L'oro) porta con sé il messaggio che bisogna possederlo. È una risposta appresa e condizionata" (Eiseman). Questo ha fatto sì che l’oro venisse associato a un carattere splendente e ultraterreno, attribuito agli dei nelle religioni di molte culture diverse, tanto che gli Aztechi lo descrivevano come "escremento degli dei", mentre gli Inca lo consideravano il "sudore del sole".

Così questo colore di m…a diventa un messaggero della nostra sacralità, influenza la spiritualità svelando le emozioni. Addirittura, dicono sia un elemento di connessione con l'universo e con la sua conoscenza, le sue energie naturali e la sua saggezza, perché simboleggia l’integrità e sviluppa la motivazione.


Come sempre vado lunga: la scrittura è per me un anestetico privilegiato. La conclusione è che con-dividere i nostri ori, le nostre emozioni arricchisce non solo noi ma anche gli altri che a loro volta si sentono in diritto di condividere i propri. Non lasciamoci infangare dalla vergogna. Separiamo le nostre pepite dalla roccia: non ci sgretoleremo, anzi, forse torneremo a brillare e sicuramente aumenteremo il nostro valore. Con amore.

They weren't looking for a fight. They were looking to belong. Stay gold, Ponyboy, stay gold. (The Outsiders)

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