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  • Immagine del redattoreMargherita Pogliani

Serendipity victory

No, non va tutto bene.

L’emergenza, ripetuta e corretta, sta diventando una costante. Ed è un controsenso.

La difesa è il primo abito che indossiamo la mattina, insieme alla mascherina.

Ma siamo esseri sociali e questo fluttuare sempre più isolati, questa selezione di scelte, questo guardarci come untori potenziali personalmente mi sta consumando.

Ci difendiamo prendendo posizioni che non possono essere difese.

Stiamo insieme isolandoci.

Personalmente mi dissocio.

Accolgo i cambia-menti, entrando in uno stato di serendipity, che, come spiega William Holden a una splendida Audrey Hepburn, significa “aprire gli occhi tutte le mattine e vedendo gli albori del nuovo giorno essere colmi di entusiasmo”.

Non semplice ma nemmeno impossibile, perché come analizza Christian Busch nel suo Serendipity Mindset, la serendipity non è una questione di fortuna nel senso di semplice casualità. "Si tratta di vedere collegamenti che gli altri non vedono, combinando queste osservazioni in modo inaspettato e strategico, e imparando a rilevare i momenti in cui idee apparentemente casuali o non collegate si fondono per formare nuove opportunità".

Il risultato è poter ammettere, come Audrey Hepburn: "Nothing is impossible: the word itself says 'I'm possible'!" Personalmente la trovo bellissima. Perfetta per il ciò che stiamo vivendo. Perché mi permette di entrare nel campo delle infinite possibilità. Come dice Deepak Chopra: “Quanti dei tuoi pensieri e desideri sono solo una ripetizione di ricordi passati o il risultato di condizionamenti sociali?”

Tanti. Troppi. Ma posso andare oltre.

Ogni esperienza, infatti, è una funzione dello stato di coscienza. Il resto è una personale interpretazione: una proiezione che diventa reale per me, come quando guardo un film, di cui vedo e vivo solo le onde di luce proiettate. Le interpretazioni sono diverse a seconda del momento, perché i pensieri fluttuano ogni istante. Quindi, posso scegliere l’interpretazione più creativa. Che mi faccia stare bene. Solito tema: da problema a opportunità.

L’opportunità, oggi, è isolarmi per pochi secondi. Fermo tutto, respiro e mi ascolto, cercando di non giudicarmi e dicendomi: "Grazie, emozione. Hai attirato la mia attenzione. Ma appartieni al passato. Ora non ho più bisogno di te".

Accolgo i sentimenti scatenati dal problema, cum pathos. Con compassione. Poi esploro nuove soluzioni, sentendomi libera di sperimentare nuove strade, che non sempre devono per forza essere “corrette” e logiche.

Ed entro nel sistema win-win: pensiero positivo che si integra e trasforma il negativo. Non lo cancella, ma gli permette di vivere, esprimersi ed esaurirsi, traendone ogni volta una lezione. Comunque andrà sarà un successo. Io vinco, noi vinciamo perché è andata come desideravamo o perché abbiamo favorito un nuovo sistema, connesso, alimentato dalla speranza che non è il banale e deresponsabilizzante “lo spero”.

La prima sillaba di speranza ha un suono assertivo, che sembra sottolineare la radice sanscrita di spa, che significa tendere verso una meta. Tende verso l’orizzonte, celebrando la vittoria, la forza, il dinamismo, la grandezza e – paradossalmente - la leggerezza, come la Nike di Samotracia.

Ogni cosa è accaduta per lei. Non contro di lei. La sua fama, la sua bellezza derivano proprio dalle sue vicissitudini. Così voglio interpretare il mio tendere verso il potenziale umano e verso una realtà per cui ogni cosa accade per me, per te, non contro di me, di te.

Ritenetemi folle. Ma preferisco questa dimensione al caos di pensieri, memorie, opere e omissioni che ci stanno asfissiando. E che mi impediscono di costruire lucidamente un futuro degno di questo nome.

Questa vittoria, proprio perché mutilata, è una vittoria di anima. Di cuore.

Una vittoria generativa, di vita, di vulnerabilità, di incredibile umanità.

Umanità da tradurre in azione. Ascoltando, esponendomi, partecipando, donando.

Stando presente. Agendo in modo cosciente.

“Infuse your life with action. Don't wait for it to happen. Make it happen. Make your own future. Make your own hope. Make your own love” diceva Bradley Whitford.

Trust serendipity, aggiungo io.

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