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  • Immagine del redattoreMargherita Pogliani

Ricordo

Ricordo che era una domenica calda e piena di sole, lo scorso anno, il tuo compleanno. Un picnic improvvisato, inventato dai nostri figli, là sui prati di Humanitas, complici le fantastiche infermiere, una sedia a rotelle, i miei genitori e due tra i nostri migliori amici.

Una festicciola surreale che eppure oggi mi sembra così reale da poterla ancora sfiorare.

Il profumo di primavera, il caldo sulla pelle, la voglia di stare insieme, il gusto dolce dei primi datterini e della torta con le amarene che tu adoravi. Viola me l’ha fatta preparare anche per oggi, sai? Spegneremo le candeline stasera confidando in quel tuo spirito ironico, sornione, amante della vita, mai dei suoi eccessi. Lento, pacifico, appagato dalle cose semplici: ti accontentavi di poco, anche se poco non è mai stato. Come Ginger, sognavi di essere un gatto legittimato a pigrare tutto il giorno tra letto e divano. Io, invece, scalpitavo per organizzare feste e viaggi e momenti indimenticabili, sebbene oggi i più indimenticabili restino quelle cene in famiglia, intime e sconclusionate.

 

Ricordo un sabato ridanciano, due anni fa, al tuo compleanno. C’erano i tuoi, i nostri amici e famigliari a cercar di spegnere quel piccolo fuoco d’artificio sulla torta. Tu eri luminoso e orgoglioso di quell’insieme eterogeneo che desiderava solo celebrarti.

Ricordo per i tuoi 60, cinque anni prima, la sorpresa di una festa canterina, con chitarre rosse fiammanti e fiumi di parole da intonare insieme. Qualche giorno dopo avremmo rifesteggiato io e te, nel silenzio sacro del deserto di Jaisalmer, sotto una cupola di stelle così vivide da sembrare infinite candeline accese per l’occasione.

Ricordo Guido 2007

Ricordo i compleanni alle Maldive, ai Caraibi, a New York, a Parigi… Già, Parigi resta uno dei più memorabili, con il tuo sguardo da ragazzino stupito da quel suo mezzo secolo all'anagrafe, baciato dal sole del Louvre, in una giornata ritagliata dal lavoro e dai nani, che avevamo lasciato per la prima volta a Milano con i miei. E la sera il rientro in una casa in festa, dove i tuoi occhi brillavano di commozione e felicità.


Ricordo tante di quelle candeline… Quanti anni. Solo ora ne percepisco il peso e la leggerezza. Il peso di un anno in più, la leggerezza di un ciclo che sembrava non potesse aver mai fine. E forse è così, non avrà mai fine se saremo capaci di ricordare ogni nascita, più che ogni morte.

Ce lo hai insegnato anche tu, così orgoglioso, al limite dell’imbarazzo, per quell’attenzione che ogni anno ti veniva dedicata, con il cuore, con un messaggio, un gesto, una telefonata inaspettata. “Si sono ricordati in tanti di me…” ammettevi a fine giornata. Anche oggi, sai, in tanti si stanno ricordando di te, con l’augurio che ovunque tu sia (speriamo nel corpo di un felino rosso con gli occhi verdi, accudito da una gattara premurosa!) tu stia bene.

Stai tranquillo, noi stiamo bene, tra alti e bassi, in un arcobaleno di emozioni che a volte asfaltano, altre elevano. Come dico sempre ai ragazzi, noi non siamo le nostre emozioni, noi proviamo emozioni e possiamo lasciarle andare. Non è facile, anzi, è ostico ma come ogni perla che si rispetti, bisogna forzare la corazza e aprirsi alla commozione per (ri)cordare, per (ri)nascere.

 

“Ricordati di me, quando ridi, quando sei da sola, fidati di me, questa vita e questo tempo vola”.

(Venditti)

 

Sì, mi ricordo di te, soprattutto quando rido e quando son da sola; hai dimostrato fin troppo bene che questa vita e questo tempo vola. Vola ma resta. Resta nei semi che hai lasciato, i tuoi figli, che stanno sbocciando tra le pietre con tutta la resilienza e la dolcezza che hai potuto donare loro. Sono una meraviglia, sai? Ogni giorno mi commuovono un pizzico di più: superano di gran lunga la somma di me e te, elevando a potenza una bellezza e un carnet di talenti che sono solo loro, anche se forse da genitori erranti abbiamo contribuito a crescerli. Per questo, Guido, voglio ricordarti e celebrare la tua nascita oggi e domani e dopo e dopo e via dicendo: loro sono i tuoi, i nostri semi vitali, loro, insieme a tutte le persone che ci vogliono bene, onorano la tua esistenza ogni giorno con un battito di ciglia, un sorriso, una battuta, un pensiero, una critica. Un ricordo che arriva doppiamente dritto al cuore perché rappresenta il nostro senso, l’eredità più preziosa: medaglie al valore di compleanni da festeggiare ancora e ancora e ancora. Beni da trasformare con consapevolezza, per celebrare la vita che ci è data.

Mahalo, Guido.

 

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