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  • Immagine del redattoreMargherita Pogliani

(Re)Love


Non è innamoramento.

È amore.

Amore per la vita, profondo, radicato.

Amore per l’inatteso, stupefacente ogni volta, se accolto come tale.

Amore per la danza di sguardi.

Amore per i sapori che ogni giorno mi pervadono.

Amore per l’intrecciarsi di vite.

Amore per i ricordi.

Amore per questo presente in un respiro.

Amore per le sfumature di ciascuno di noi.

Amore per gli scambi senza veli.

Amore per l’instancabile forza della natura.

Amore per il cielo, una cupola che sembra proteggerci.

Amore per ogni conoscenza, che diventa riconoscenza.

Amore per la libera trasformazione.

Amore per i valori, veri, radicati.

Amore per la cultura, ponte di serietà.

Amore per l’arte e le sinestesie che trasmette, come creare la propria armonia con Kandinsky, grazie a Google Art&Culture.

Amore per il lavoro, che mi permette di comunicare spunti di meraviglia. Spunti di possibilità.

Amore per i “concerti di cuore”, come il secondo movimento del Doppio BWV 1043 di Bach, dialogo d’amorosi confronti.

Amore per gli scambi, come rimbalzi di espressioni su un tavolo da ping pong.

Amore per questi incredibili cuori che battono insieme, dai figli ai conigli.

Amore per gli amici… Ah, che amore per gli amici! Amici di una vita e amici di un istante. Amici che non temono il confronto e non lesinano una critica o un silenzio carico di senso per stare accanto. Per condividere puro “voler bene”.

Amore per le relazioni, che si tingono di colori.


Amore per l’amore. In tutte le sue manifestazioni, come questo "...ed espandersi..." di Beatrice Speranza, amica di cuore, che ricama opere d'amore e di delicata poesia.


Perché l’amore è energia che ci appartiene. Se e come emanarla è una scelta. Che va oltre la vergogna di parossistici stereotipi e la superficialità di altrettanto insulsi pregiudizi.

L’amore esiste. Io esisto. E scelgo di co-relazionarmi con amore, fiducia, ascolto, gentilezza. Perché penso che l’amore non debba essere un risultato ma una fonte. A prescindere dal risultato.

Non siamo soli. Esistiamo solo in relazione. In real-action. E il modo in cui le viviamo, condizionano nella qualità del nostro vivere.

Ascoltavo ieri una profonda (come sempre!) riflessione di Daniel Lumera sul tema: raccontava che è stato scientificamente dimostrato che la privazione di relazione affettuosa con i bambini nei primi mesi di vita, causa “danni” equivalenti alla privazione del latte. L’amore è dunque il primo dei nostri nutrimenti e fermarci in relazioni apparentemente felici ma prive di profondità e di significato, senza mai andare oltre il “raccontarsi i problemi” o “l’uscire insieme” è dannoso.

E non sto parlando solo di relazioni di “coppia”: sto parlando di relazioni di coppia con noi stessi, con l’altro da me, con il lavoro, con i sogni e bisogni, con la realtà, persino con le cose. Abbiamo così paura di esporci, di esser nuovamente feriti o abbandonati. Ma quella paura ci impedisce di amare. Ci possiamo innamorare, fugace estasi di riconoscimento reciproco, ma non amare.


Amo l’amore, in tutti i sensi. Quindi lo scelgo ogni giorno. Celebro il (re)love, inteso come rinnovato e rinnovabile amore per la relazione.

Relazione basata su fiducia e semplice attenzione ai “miracoli” che ci circondano, accogliendo luci e ombre, svelando la parte più autentica e profonda, creando opportunità in ciò che sembra pura casualità. Grata di quella presenza consapevole che è ogni volta un dono.

Un dono d’estasi, un espandersi in nuove sfumature.

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