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  • Immagine del redattoreMargherita Pogliani

Paziente abilità

“Eh già

Sembrava la fine del mondo

Ma sono ancora qua

Ci vuole abilità”

(Vasco Rossi)


Eh già, sei ancora qua, con grande abilità. Sei stato paziente per un anno esatto.

365 giorni tra la vita e la morte, suturati con endoscopie operative (5!), extrasistole, maschere d’ossigeno, sondini e drenaggi, infezioni, collassi, rigetti ed esami, esami, esami… Altro che maturità, altro che riparazione, altro che laurea magistrale e master specialistico!

Ci vuole una grande abilità per essere ancora qua, con precisione ci vogliono 31.536.000 passi o 525.600 minuti sospesi, sospirati, attesi. Ironia della sorte, un anno esatto fa lavoravo a un progetto che valorizzasse la nostra naturale resilienza, la nostra capacità di generare, accudire e trasformare. E con sarcasmo la vita ha risposto: digitale era allora il mio obiettivo, concreto è stato il risultato. Resilienza, capacità di generare, di accudire, di trasformare sono state le reti che ho tessuto in questi 31 milioni di palpiti.

31 milioni non sono pochi: basta immaginare di averli sul conto in banca! Invece li abbiamo addosso, tutti addosso, a dimostrare che l’abbondanza esiste, seppur di natura diversa dalle aspettative.


Guardando indietro è stato un volo pazzesco, in ogni senso. Non uno dei tanti cammini di una vita in viaggio, ma un vero e proprio viaggio nella vita, tra rianimazioni e terapie intensive, tormente di panico e scosse da cardiopalma, tentativi ed errori, opere e omissioni, paure e dolori. Sembrano scontati ma non lo sono affatto: abbiamo pagata cara la pelle per ogni singolo respiro di questi ultimi 365 giorni.

Siamo stati catapultati in aria all’improvviso, destinazione ignota. Una strada lastricata di mine, difficili da evitare. Innumerevoli blocchi, con un pancreas “esploso” e organi “amici” in difesa, oltre che indifesi. Diversi negoziatori hanno provato ad aprire nuove piste, tornando spesso sconfitti di fronte a una natura che non accettava più alcun controllo. Abbiamo visto le profondità degli abissi e sudato l’inferno delle prognosi riservate. Abbiamo corso e saltato ogni ostacolo, ritrovandoci sfiniti, nuovamente accanto a barelle in fila per due, col resto di una. Abbiamo mangiato bile e sputato sangue, ci siamo arrampicati sugli specchi, pur di guardare oltre.

Abbiamo accolto consigli, commiati, ipotesi e prescrizioni, pur di tornare a casa.

Ci siamo spogliati di ogni pudore, cercando sempre di preservare la dignità, a costo di venir feriti a morte. Eppure, “siamo ancora qui, con più speranza che paura - per citare anche la mia amata Mannoia - domani il sole cade sulle strade e anche l’estate arriva, arriva”. Già, anche questa estate arriva, trovandoci diversi, forse più sensibili, sicuramente più presenti.


Che incredibile annata! Ogni giorno il tempo cambiava e a nulla valeva alcuna previsione. Per questo l'abbiamo istintivamente abitato, cercando di mantenere solo un certo equilibrio.

Ci siamo adeguati agli sbalzi repentini, imparando che davvero un passo segue l’altro e l’importante è aguzzare la vista e ascoltare il corpo, perché la mente mente, il fisico mai. Per questo va onorato.

Dici sempre che il tuo fisico è un carciofo, certo, un carciofo gentile perché ti ha permesso di conoscere innumerevoli malanni che mai avresti immaginato, ma pur sempre un carciofo.

Permettimi di dissentire: il tuo fisico è una roccia. Una roccia usurata da mille colpi, fragilissima ma sempre una roccia. Mi piace pensarla come una dolomite, consunta eppur irta e sicura. Una dolomite che ci ha permesso di scoprire scenari inimmaginabili, altro che Alpi, Hawaii, Yellowstone, Caraibi, Messico, Florida, California, Maine, New York, Utah, Seychelles, India, Maldive, Francia, Spagna, Germania, Svizzera, Belgio, Austria, Portogallo, Gran Bretagna, Egitto, Sud Africa e via cantando... Siamo dei privilegiati, lo siamo sempre stati, a partire dai luoghi pazzeschi che abbiamo gustato e ancora ci incantano quando sfogliamo le pagine dei nostri libri fotografici.

Insieme abbiamo avuto il coraggio di lanciarci e imbarcarci in responsabilità ai limiti della pazzia, a partire dai gemelli, per finire con le varie bestie, talmente empatiche da farsi venire esattamente le tue patologie: tre conigli su tre con tutti i blocchi addominali che potevano avere. Eppure finora li abbiamo salvati, ci siamo salvati, riuscendo a trasformare questo viaggio nella vita come il più bello della vita, almeno per me. Perché siamo entrati dentro di noi, ci siamo esplorati, accettati, modificati per stare meglio, per stare finalmente bene.

Siamo cambiati - vero? - tra questi 9.460.800 respiri e sospiri. È cambiata la nostra percezione del tempo. Lo sapevi che mediamente inspiriamo ed espiriamo 18 volte al minuto? Io no, ma standoti accanto in quest’ultimo anno ne ho intuito il valore: ogni respiro è una possibilità che ci attraversa, più forte di ogni emozione, più corroborante di ogni intenzione. Purché ne abbiamo consapevolezza. Quindi grazie: se oggi siamo arrivati qui è, soprattutto, merito tuo, della tua tembra, tenacia e resilienza. Oltre, naturalmente a tanta, tanta, tanta pazienza.

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