A metà sterrata ho accostato. Era buio pesto, liquido come inchiostro, punteggiato da un firmamento che ancora non riusciva a illuminare la serata, pregna di auguri di Buon Anno che a me scivolano fastidiosamente addosso.
“Scendete”, ho ordinato ai ragazzi, come posseduta da una furia cieca.
“Ora prendete da terra una di queste pietre nere e lanciatela via, più lontano possibile, mettendoci dentro tutta la rabbia e i vaffa che volete, perché lei rappresenta il nostro 2023”.
Silenzio. Ruggito. Lancio.
Appena risaliti in auto l’energia era già cambiata: stavamo per svoltare anno e avevamo salutato quello uscente impietrendolo, come lui aveva fatto con noi.
E la luna bussò alle porte del buio
"Fammi entrare", gli chiese, e lui disse di sì! Non me ne voglia la Bertè se con licenza poetica cambio il suo testo.
Amo le licenze poetiche e non a caso ho scelto di festeggiare il capodanno con i ragazzi a Fuerteventura, per riconoscere questa Fuerte adventura che chiamiamo vita.
Così ieri sera: Ffffffi… più, pum, pam! Una nevicata di scintille e petali di luce, sotto mentite spoglie di fuochi d’artificio, ha spalancato le porte del buio di fine anno a una luna finalmente fiera di poter iniziare a brillare.
Danzava il pueblo con le musiche e l’allegria Canaria, incurante dei “senza” ma protettore dei “con”. E mi ha stupita, perché temevo queste prime festività “senza”, mentre al contrario ci stiamo trovando in una rete di “con”. Con gioia, con leggerezza, con svago, con impegno, con sensibilità, con gentilezza, con stupore, con riconoscenza. Con rispetto, con sincerità, con semplicità, riconoscendo che la vita è fatta a scale, ora si scende ora si sale. E ci si può pure appoggiare, persino giocare.
"Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, nè più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il brccio
non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue"
Le abbiamo scese e risalite milioni di scale, no? E in questi mesi Montale mi ha accarezzata con le sue rime milioni di volte. Ma oggi mi sono fermata e, distesa sulla spiaggia bianca di popcorn di Fuerteventura, ho ammirato la meraviglia del nostro trio e di ogni sassolino che ha con sé e la potenza della natura che tutto trasforma.
È vero, il 2023 è stato un anno nero, ma nero nero: rabbia, sofferenza, paura, privazione, sparizione. Eppure ora sono qui e vedo i miei figli più uniti che mai, finalmente scaldati da un tepore inatteso con tutte le sfumature del turchese. E a loro, a me, a voi non posso che augurare che sia buono veramente questo nuovo anno, non per buonismo ma perché è giusto augurarsi che sia davvero buono. Buono - come radice sanscrita comanda - inteso come felice, quasi fosse un buono per la felicità.
E cosa può renderlo felice? Chissà…Forse proprio accoglierlo senza aspettative, con un grande “chissà”… chissà cosa vorrà offrirci, chissà cosa vorrà insegnarci, chissà in cosa ci sfiderà, chissà dove mi porterà. Chissà, aperto a ogni possibilità. Il dopo un 2023 innegabilmente molto patito e sofferto e vissuto, mi sento abbastanza temprata da concordare che sia stato un anno di sfiga, più che di sfida. Un anno di morte e di rinascita. Un anno di lotta e di pace. Ora voglio solo recuperare le energie per abbracciare tutto ciò che accade con quella lente speciale che chiamo “possibilità”: possibilità di accettare o rifiutare, godere o rifiutare, apprezzare o condannare.
Possibilità… un’amica mi ricorda una frase di Rumi: “Ciò che cerchi sta cercando te”. E quindi mi regalo la possibilità di cercare il bello, il vero, l’affetto, quello sincero, la gioia squillante e la meraviglia incantata. Cerco sorrisi e abbracci caldi e intimità con chi vorrà condividere con me questo tratto di cammino, perché ho sperimentato che le storie possono finire, ma i ricordi restano, più vibranti che mai. Il fuoco può spegnersi ma nessuno potrà mai togliermi il suo calore. La vita può prendere ma ha ancora tanto da dare. Ogni nostra cellula muore e rinasce ogni giorno: perché non dovremmo riuscirci noi? In fondo si tratta solo di orchestrare questo incredibile insieme di particelle, di energie e vibrazioni. Siamo noi a scegliere chi e cosa portare in scena. “Siamo noi i confini della nostra libertà.”
Gettiamo in mare il nostro 2023 non per rinnegarlo quanto per lasciare che si trasformarmi, come le onde fanno con le conchiglie che restituisce sotto forma di popcorn.
Assorbiamo la forza dell’Oceano che tutto può sommergere ma anche svelare. Rispettiamone la trasparente impermanenza e impariamo a fluire nelle correnti anche se a volte ci travolgono e terrorizzano.
Amiamone il caldo e il freddo, riconoscendone le innumerevoli sfumature. E non stanchiamoci di ammirarne la bellezza che vale ogni passo per arrivare laddove lo sguardo può perdersi all’orizzonte, oltre ogni umana comprensione, o apprensione.
Viviamoci con entusiasmo questo 2024, espandendoci, anziché scoppiare. Noi ne abbiamo la possibilità. Noi ne abbiamo il dovere, anche per chi non c’è più.
Su la testa: guardiamo il cielo, sopra le nubi, oltre le stelle e creiamo le situazioni perché i piccoli, grandi desideri diventino realtà.
E così, buona possibilità e buona realtà a tutti. Buona scelta a tutti, buona rinascita a tutti. Insomma, buon tutto a tutti.
Io lo inizio seguendo l’augurio dei miei Sentieri di Armonia preferiti:
"Che tu possa iniziare ogni giorno come un nuovo anno sapendo che la tua decisione di oggi sarà la tua fioritura di domani.”
Ciao Marghe, condivido tutto questo bellissimo testo che hai scritto con il cuore e soprattutto vi auguro che i piccoli, grandi desideri diventino realtà.
Papà