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Notte prima degli esami

  • Immagine del redattore: Margherita Pogliani
    Margherita Pogliani
  • 18 giu
  • Tempo di lettura: 3 min

Una treccia regina, come il primo giorno di elementari. Due trecce regine, per testimoniare uno stacco di 13 anni. Sei andata a letto dopo aver cantato a squarciagola "Notte prima degli esami" davanti al tuo liceo. Tuo fratello la ripete da giorni ed entrambi mi sembrate molto più maturi di quanto non fossi io alla vostra età.

Come negarlo? Avete vissuto molto più della me diciannovenne e oggi voi sì, sapreste scrivere lettere piene d'amore anche nel silenzio di una notte di guerra. Quante guerre vi schiacciano, figli miei... eppure voi sapete sviluppare un'intelligenza emotiva unica, nonostante tutto. Come i vostri compagni vivete una realtà permeata da violenza e forse proprio questo vi rende molto più resilienti di noi genitori.

Mi torna in mente Ungaretti, quel soldato in trincea che riusciva a scrivere bellezza nel buio più profondo:


"Un'intera nottata buttato vicino a un compagno massacrato con la sua bocca

digrignata

volta al plenilunio

con la congestione

delle sue mani

penetrata

nel mio silenzia

ho scritto

lettere piene d'amore"


Ecco cosa siete: una generazione capace di generare amore anche quando tutto intorno sembra crollare. Tra poco affronterete la prima prova scritta di italiano per la maturità. Diciannove anni, cinque anni di Scienze Umane, una maturità conquistata sul campo quando papà se n'è andato e avevate diciassette anni. Non per caso avevate scelto quel percorso: fin da piccoli vi chiedevate perché le persone si comportano in certi modi, cosa spinge qualcuno a ferire o ad amare.

Ripenso ai temi, alle lettere che avete scritto in questi ultimi anni: elaborazioni del dolore, riflessioni sulla perdita, analisi delle dinamiche familiari. Psicologi con decenni di esperienza potrebbero restare senza parole davanti alla vostra capacità di andare dove molti adulti non osano spingersi.


Papà sognava un mondo dove la storia fosse maestra di vita, dove si potessero architettare strutture di pace concrete. Quando canticchiava "Fire and Rain" di James Taylor, i suoi occhi si illuminavano pensando che anche dal dolore più profondo può nascere qualcosa di bello.

Voi incarnate i suoi sogni. Vi vedo discutere di teorie dell'attaccamento pensando alle famiglie distrutte dalle guerre. Vi vedo cercare soluzioni concrete invece di limitarvi a lamentarvi. Avete la concretezza che mancava alla mia generazione di idealisti.


Notte prima degli esami

Vi rivedo piccoli, un sostegno l'uno per l'altro, anche se allora l'acqua era ancora calma e piatta. Poi si sono scatenate tempeste oceaniche... E voi? Voi, in questo mondo che grida violenza, avete imparato che la tempesta è inevitabile per ritrovare la calma, che la pace non è assenza di conflitto, è presenza di comprensione. L'avete scoperta nelle ore difficili quando avete scelto di parlare invece di chiudervi. La coltivate ogni volta che scegliete di comprendere la rabbia dell'altro invece di reagire.

La pace che abitate è una forza incredibile. Un'energia silenziosa che si propaga ogni volta che scegliete l'ascolto invece del giudizio.

Come quel soldato di Ungaretti, anche voi potete scegliere cosa scrivere nella notte più buia: lettere piene d'amore invece di parole di odio. Gratitudine invece di lamento. Meraviglia invece di cinismo.

Quando domani scriverete di dinamiche umane, attingerete a esperienze reali di dolore trasformato in saggezza. Quando analizzerete la letteratura, parlerete con la voce di chi ha vissuto perdite profonde. Non ripeterete formule retoriche. Metterete nero su bianco una conoscenza incarnata.


Come giornalista, ho raccontato tante storie. Come storyteller, voglio puntare la luce sull'autenticità. Come vostra madre, ho visto una generazione dipinta come fragile che in realtà ha trasformato una pandemia in crescita, ha fatto dell'educazione emotiva una priorità, ha scelto di studiare l'essere umano per comprenderlo, non per dominarlo.

La vostra esistenza è già una lettera d'amore scritta a questo mondo ferito. Papà sarebbe orgoglioso non del vostro voto, ma di chi siete diventati: esseri umani capaci di architettare concretamente la pace che lui sognava.

Stanotte, mentre quella canzone echeggia ancora, mi addormento pensando alla vostra maturità. Avete già scritto le pagine più importanti - quelle che trasformano il dolore in comprensione.

E io, io ho una fiducia cieca in voi.


Oggi celebrate diciannove anni di maturità conquistata sul campo. Il resto è solo riconoscimento ufficiale.

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©MargheritaPogliani 2019

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