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  • Immagine del redattoreMargherita Pogliani

Naturalmente fluida

Dare un senso al mio vivere. Avrei potuto esser coinvolta in un titolo più sfidante? Non saprei, non riesco a immaginarlo.

Dare un senso al mio vivere – come ho anticipato nel post precedente – è il titolo del corso a cui Maria Cristina Koch mi ha invitata a partecipare. Un puzzle “in cui persone di grandissimo #valore racconteranno le loro #conquiste professionali e, soprattutto, COME ci sono arrivate”.

Ora, già declinare il concetto di valore e conquista all’interno della mia storia mi obbliga a sospendere il giudizio. Se a questo aggiungo l’invito a dargli un senso, mi ritrovo sopraffatta da flussi di pensieri poliedrici, taglienti come solo la lama del giudizio riesce a incidere.

“Senso? Ma quale senso, se sono qui ad annaspare per trovare ogni istante un senso a questo errare?”

Boccheggio. E sento il cuore che rimbomba, l’amaro in bocca, un fischio d’ammonizione, lo sguardo perso. Solo allora scorgo la possibilità di considerare il sesto senso.

Quell’intuizione che Einstein definiva “la sola cosa realmente di valore”.

L’intuizione di seguire il cuore, senza blocchi razionali e frastuoni emotivi.


“La tua vita non solo ha un senso ma è fondamentale”: avevo respinto con perdite questa considerazione. Ma guardandoci dentro (intueri) riconosco che ha un senso. Perché, oltre i moti ondosi, oltre le ancore e le massicciate, percepisco lo scorrere continuo di sensazioni irrorate dal senso che vorro attribuire loro.

E - ammetto - sentire quel fluire lo rende fondamentale per il mio corso. Per la mia vita.


Che obiettivo pazzesco! Mi permetto di acchiapparlo per lasciarlo scorrere dentro di me, libero di formarsi e trasformarsi nella corrente, accarezzandone il potenziale, giocando con gli schizzi inattesi, riconoscendo i riflessi liquidi in cui si specchia l’esistenza. Mai uguale. Mai ferma. Mai prevedibile. Calda come un geyser, delicata come un fiocco di neve, borbotta, ruggisce, avvolge.



Come il caffè cambiamo aroma, gusto, consistenza ogni momento.

Come l’acqua roboante della foresta pluviale creiamo e distruggiamo.

Non esiste goccia uguale all’altra, non esiste vita senza acqua.

Eppure, facciamo di tutto per seccarci, per arginare, incanalare, contenere.

Ci illudiamo di calcolare la direzione, la portata, la capienza, la forza, le conseguenze.

E costruiamo castelli di sabbia, mura fittizie di difese immaginarie. Perché se una piena deve accadere, accade. Come se ci ostiniamo a prosciugare le risorse, l’aridità ci dissanguerà.

Sembra più semplice sdraiarci lungo il fiume, piuttosto che stare nella corrente.

Sembra più sicuro aspettare, piuttosto che tuffarci. Ma la natura ha comunque il suo corso.

La natura è fluida, trasformativa.

Sta a noi trovare la sorgente e riconoscere la composizione. Accettare gli affluenti e diventare emissari. Zampillare nei ruscelli e riposare nei letti. Rispettare i bacini e aver cura delle sorgive. Scorrere in regime torrenziale o fluviale.

Sta a noi scegliere se trasportare residui o materiali preziosi.

I materiali preziosi sono i nostri talenti, la nostra dote e, soprattutto, la nostra opportunità. Pesano, innegabile. Ma lavorandoci per portarli al meglio fino alla foce emerge il valore, la capacità di valutare le possibilità per far fruttare e condividere i talenti.

Ora posso scivolare nel flusso della mia vita e riconoscere i talenti che mi sono stati dati alla fonte. Ciascuno ha avuto, effettivamente, il suo peso in una determinata fase dell'esistenza, rendendola confluente in connessioni e “conquiste”, che preferisco attribuirmi come tappe degne di nota.


Incredibile: tutto torna.

Tutto scorre, πάντα ῥεῖ.

Torna l’invito al corso ideato da Maria Cristina corroborato dall’intuizione di poter dare un senso alla vita. Rinnovo con trasporto l'invito a scoprire con noi giovedì 9.9 alle 9 pm quell’entusiasmo che ci sommerge quando andiamo verso il mare.

A mare...

Curioso come tutto alla fine acquisti un senso.

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