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Maria Cristina Koch, maestra di vita

  • Immagine del redattore: Margherita Pogliani
    Margherita Pogliani
  • 21 giu
  • Tempo di lettura: 9 min

C'è un colore che racchiude tutti gli altri: è quel bianco neve che nasce dalla sovrapposizione di infinite sfumature. Maria Cristina Koch è così per me - un arcobaleno intero che mi ha insegnato che la vita si può davvero saziarsi, che si può essere protagonisti della propria esistenza senza mai smettere di imparare. Ottant'anni di curiosità inesausta, di mani tese verso chi cerca casa - quella casa interiore dove già abbiamo tutto, solo non lo sappiamo ancora.

Epistemologa, psicoterapeuta, pioniera del counseling in Italia, ma soprattutto amica. Una vera maestra di vita, un'amica che ti guarda negli occhi e ti fa domande - anche scomode - che aprono porte dove non sapevi nemmeno ci fossero muri. Con "la Koch" (come l'apostrofano in molti) ne abbiamo viste di tutti i colori: lande innevate e deserti infuocati. In ogni spazio, le sue risposte mi hanno restituita a me stessa con una tenerezza che solo le grandi anime sanno donare.

Sono fiera di chiamarla amica. Onorata di aver condiviso con lei frammenti di vita che sanno di semi piantati nel vento. Grata di potervi presentare una donna che ha fatto della propria esistenza un dono continuo agli altri, dimostrando che si può - sempre, comunque, a qualsiasi età.

Immergetevi nelle sue parole come in un mare di possibilità. Lasciate che vi attraversino con quella forza gentile che solo chi ha davvero vissuto sa emanare.


PS: Questa intervista è più di una conversazione. È un invito a riconoscere le risorse che già abbiamo e non sappiamo di avere. È l'arte dell'affiancamento che Maria Cristina pratica da una vita intera, trasformata in regalo per tutti noi.



Maria Cristina Koch

Semi di libertà

C'è qualcosa di magico nell'ascoltare una donna di ottant'anni raccontare la propria vita come se fosse appena iniziata. Maria Cristina Koch ha quella luce negli occhi - due fari gentili che hanno illuminato decenni di esistenze altrui - che parla di una fame di vita ancora intatta, di una curiosità che non conosce sazietà. O forse sì, la conosce: quella sazietà profonda che arriva quando hai davvero vissuto, quando hai trasformato ogni ostacolo in ponte, ogni limite in confine verso terre nuove.


L'Arte di essere uovo di cuculo

"Quando da piccolissima non ti intendi al volo con i tuoi fratelli, è allora che nasce il fascino della comunicazione", mi racconta con quel sorriso che sembra contenere la saggezza di mille incontri. È così che tutto è iniziato, nel gioco infantile del farsi intendere prima ancora che capire. Come un uovo di cuculo che deve imparare la propria canzone in un nido che non è il suo.

Nata il 24 dicembre - "il mio regalo era il mandarino perché non c'era la frutta" - Maria Cristina ha sempre vissuto in anticipo sui tempi. A scuola un anno prima per età, la quinta elementare saltata, sedici anni già all'università. "Ho sempre tentato di guardare più in là, cercando dove gli altri potevano già arrivare. Da qui il mio 'Il presente nasce dal futuro'."

Ma quanto dolore può nascondere questa precocità? Quanto coraggio serve per trasformare il sentirsi diversa in un dono per gli altri?


Quando le regole diventano danze

Il limite, per Maria Cristina, non è mai stato una prigione ma un invito alla creatività. "Il fascino del limite, incontrarlo, dargli un senso, come oltrepassarlo rendendolo confine verso un'altra terra." Come chi impara a danzare non nonostante i passi prestabiliti, ma grazie ad essi.

Ricordo le sue parole sulla libertà: "Non mi permetto di toccare o blindare in qualche modo la tua libertà". Con suo marito Gianfranco, ogni cinque anni scioglievano il matrimonio per due giorni. "Ti domandavi ma io, perché dovrei avere rapporti con questo? Te lo domandavi sul serio e ci incontravamo in un posto dove non eravamo mai stati, come andare a incontrare uno sconosciuto."

Che rivoluzione gentile, questa idea dell'amore che non possiede ma accompagna, che non si attacca ma si rinnova ogni giorno nella scelta libera di stare insieme.


Fiorire altrove

La vita di Maria Cristina è stata un seminare continuo in terre diverse. Prima i ragazzi del Villaggio Cagnola della Rasa di Varese, poi quelli delle carceri con Gherardo Colombo. "In pratica ho dato il mio contributo affinché facessero in modo che fossero tutti diversi, che potessero scoprire che si può!"

Si può. Due parole che racchiudono una rivoluzione. Si può cambiare, si può crescere, si può tornare a casa - quella casa interiore che forse non si è mai davvero lasciata, ma solo dimenticata.

"Quando una persona torna a casa non torna dentro un istituto", spiega con quella semplicità disarmante che caratterizza le verità profonde. Ha restituito ragazzi alle loro famiglie, ha riportato ergastolani ai loro studi universitari, ha viaggiato in Senegal per diciotto anni non per portare la civiltà, ma per far fiorire quella che già c'era.


Acqua di roccia

Nel 2003 ha fondato "Sistema Counseling", che poi è diventato "Sistema Eduzione" - l'arte di estrarre l'acqua dalla roccia, come Mosè. Ma quale acqua? Quella delle risorse che ognuno già possiede e non sa di avere.

"Se hai un desiderio vuol dire che già l'hai, ma non sai di averlo", ripete come un mantra che ha guidato tutta la sua professione. Non si tratta di dare qualcosa che manca, ma di far riconoscere ciò che già c'è. Come un giardiniere che non pianta i fiori ma toglie le erbacce perché possano crescere.

È l'enigma del Cammello che racconta sempre: uno sceicco lascia in eredità ai suoi tre figli rispettivamente metà, un terzo e un nono dei suoi cammelli, ma ne ha solo diciassette. Come fare? Il notaio aggiunge il suo cammello, fa la spartizione (9+6+2=17) e si riprende il suo. Tutti ricevono più del dovuto e nessuno protesta.

"Il bello della storia è che nessun figlio protesta per l'audacia del calcolo, in quanto tutti hanno ricevuto più del dovuto!" Ecco il segreto: riconoscere ciò che già c'era per farne ciò che si vuole.


La Casa di Vetro e le professioni trasparenti

Perché "Casa di Vetro"? Perché la trasparenza, per Maria Cristina, non è nudità ma onestà. "Affinché i clienti possano conoscere in anticipo qualcosa dei professionisti dell'immateriale prima di potersi-doversi confidare."

In quella casa, formazione, mostre d'arte, musica e bellezza convivevano come nei salotti dell'800. "Dal bosone di Higgs al concerto delle mani bianche di Abbado, alla Kabbalah, a Pinocchio..." Perché la cultura vera non ha compartimenti stagni, ma è un fiume che scorre e bagna tutto.


Ogni giorno come una torta diversa

"Mio figlio mi ha detto: ma tu non sei capace neanche di fare la stessa torta allo stesso modo, comunque ci metti qualcosa di diverso". E Maria Cristina ride, perché ha capito che la ripetizione è nemica della vita. "Se io ti regalo un puzzle di 2000 pezzi già montato che ci fai?"

La bellezza sta nel costruire, non nel possedere. Nel processo, non nel risultato. Nel camminare, non nell'arrivare. "Per me la giornata è mettere insieme i pezzi non perché devi ottenere chissà che cosa, ma che nulla vada sprecato."


Pirandello e le infinite maschere dell'anima

"Sono colei che mi si crede", dice citando Pirandello, l'autore che ha accompagnato la sua comprensione dell'essere umano. Non maschere che nascondono la verità, ma personaggi autentici che abitano in noi. "La persona umana è come un frattale, con tantissimi personaggi al suo interno, tutti riconoscibili per lo stesso stile comune ma personaggi autonomi."

Ha fatto persino un patto con la sua parte più crudele: "Se incontravo una persona anziana col bastone, mi immaginavo di farglielo saltare e di vederlo sfragellarsi per terra. Una volta fatto il patto ero libera di passare oltre sorridendo, era stato pagato."

Che coraggio, riconoscere anche l'ombra per integrarla, per non esserne posseduti. "Se sei capace di fare questo sei capace a fare anche l'opposto."


Il Senegal e l'impegno a diventare superflui

Quando i figli sono andati a vivere per conto loro, Maria Cristina e Gianfranco si sono chiesti: "Come poter essere utili a qualcuno prima di morire?" Non essendo né medici né ingegneri, hanno fatto della loro incompetenza il loro punto di forza.

Da diciotto anni lavorano in Senegal, in un gruppo di villaggi, con l'obiettivo di "divenire superflui". I senegalesi hanno ora costituito una loro Onlus, e gli italiani si affiancano "al loro passo e secondo i loro tempi e modalità."

"Gli uomini che avete conosciuto come colonizzati oggi sono imprenditori, le donne che avete conosciuto come analfabete oggi sono in parlamento", hanno scritto dal Senegal. Ecco il miracolo: non hai portato nulla che non ci fosse già, hai solo aiutato a farlo emergere.

Saziarsi di Vita

"Saziarsi di vita" - il titolo del suo ultimo libro racchiude un paradosso solo apparente. Come si può essere sazi e insieme affamati? Maria Cristina ha trovato la risposta nell'arte di non sprecare nulla, nel riconoscere che ogni incontro è un dono, ogni ostacolo una lezione, ogni limite un invito a danzare.

"Il senso dell'umano dovrebbe essere facilitare che l'altro viva la vita sua", dice con quella semplicità che spacca il cuore. Non siamo qui per riempire i vuoti degli altri, ma per aiutarli a riconoscere la loro pienezza nascosta.


Il Nuovo Rinascimento: quando l'utopia è già progetto

"Quello che viene spesso presentato come un declino delle istituzioni a me appare una straordinaria conquista del cittadino che riemerge dalla collettività per farsi nuovamente protagonista della sua esistenza." Maria Cristina non parla come un'accademica, ma come una madre che ha visto crescere un'intera generazione verso la libertà.

Per oltre quarant'anni, questa epistemologa, psicoterapeuta e saggista ha lavorato nell'ambito della relazione umana a Milano, ma il suo sguardo è sempre stato rivolto oltre l'orizzonte del singolo incontro terapeutico. Come referente lombarda della Società Italiana di Counseling, ha intuito che stavamo attraversando un passaggio epocale: "È il nuovo Rinascimento", dice con quella certezza che nasce dall'aver vissuto la trasformazione sulla propria pelle.

"Una persona allo stesso tempo centro e guida dell'intero suo mondo. Che però si trova spaesata e incerta sul dove dirigere i suoi passi." È questa la sfida del nostro tempo: essere finalmente protagonisti - attori, registi e sceneggiatori della propria esistenza - ma trovarsi non più di fronte a un incrocio di strade, bensì all'interno di una radura infinita di possibilità.

Come un giardiniere esperto che conosce i tempi delle stagioni, Maria Cristina ha dedicato gli ultimi vent'anni a "creare e definire i presupposti per una convivenza fra persone libere che creino fra di loro relazioni alla pari." Non è utopia, è architettura dell'anima sociale.


La misura come capacità di vivere

"Il senso della misura dovrà essere la questione più intrigante e complessa che accompagni ogni passaggio di pensiero", riflette con quella profondità che caratterizza chi ha visto nascere e morire paradigmi sociali. "Come potremmo fare a meno della misura, noi che siamo cresciuti in un mondo fatto e intriso d'arte? E cos'è mai l'arte se non misura ogni volta nuovamente immaginata, delineata, travalicata?"

C'è qualcosa di musicale nel modo in cui Maria Cristina intreccia pensiero e azione, teoria e vita vissuta. La misura di cui parla non è moderazione timorosa, ma quella sana audacia dell'artista che rispetta le regole per poterle poi superare con grazia. Come quando ha lasciato il Comune di Milano il giorno prima di andare in pensione: "Questo intendo per libertà, se poi mi racconti sempre le stesse cose, anche se le ami, non riesci a farne uso in un modo nuovo."


I talenti come responsabilità

"Tutto quello che ci è stato regalato: essere nati in Occidente, aver potuto studiare, avere avuto il privilegio del dubbio, dello scambio, dell'agiatezza non solo economica - questi doni sono talenti, denaro: vanno usati e scambiati, non sono solo nostri."

Quando parla così, riconosco in Maria Cristina quella stessa urgenza che ha spinto lei e Gianfranco verso il Senegal. Non per portare civiltà, ma per onorare i privilegi ricevuti, per "risarcire per quel che abbiamo avuto." È la stessa logica dell'enigma del Cammello applicata su scala planetaria: riconoscere ciò che abbiamo ricevuto per farne dono moltiplicato.

"Dobbiamo mostrare di essere degni di ciò che, senza nessun merito nostro, ci è stato messo nelle mani." Non senso di colpa, ma gratitudine operosa. Non pietismo, ma responsabilità gioiosa.


La pace come sfida culturale

Davanti alle tragedie del mondo, Maria Cristina non china il capo né indurisce il cuore. "La pace non può e non deve essere solo la cessazione della guerra", afferma con quella fermezza gentile che la caratterizza. "Dobbiamo inventarci e immaginare un modo di sostenere un periodo di estrema difficoltà senza adattarci a costruire noi stessi un'ideologia di contrasto violento."

È qui che riconosco la vera grandezza di questa donna: nel momento in cui sarebbe facile cedere alla paura o alla rabbia, lei propone di "inventare un gioco più bello e appassionante" della guerra. Come Baricco - che cita spesso - sa che "la guerra è un gioco bellissimo e tremendo", ma può essere superata solo creando alternative più affascinanti.

"Ne abbiamo gli strumenti, creiamolo", dice con quella semplicità che spacca il cuore. Perché Maria Cristina ha passato una vita a dimostrare che gli strumenti li abbiamo già, solo non sappiamo ancora come usarli.


L'eredità dell'affiancamento

Quando le chiedo qual è l'insegnamento più importante che ha ricevuto dai suoi genitori, mi racconta di suo padre che l'ha aiutata a fare il primo scalino verso la terrazza: "Non glielo avevo chiesto, ma lui mi facilitava prima ancora che tu potessi chiederglielo."

Ecco il segreto dell'affiancamento: essere presenti senza invadere, offrire senza imporre, amare senza possedere. "Affiancarsi all'altro in modo che l'altro vinca senza doversi guardare indietro, senza dover dire grazie."

È questo il regalo che Maria Cristina Koch ha fatto al mondo in ottant'anni di vita: dimostrare che si può vivere mettendosi al servizio della libertà altrui. Che si può essere felici aiutando gli altri a tornare a casa - quella casa dell'anima dove tutti abbiamo già tutto quello che ci serve, solo non lo sappiamo ancora.

Come direttrice scientifica e poi docente di counselor's skills, come promotrice della Casa di Vetro, come guida della sede lombarda della S.I.Co, ha tessuto una rete invisibile di relazioni trasparenti che oggi attraversa Milano e oltre. Una ragnatela di luce dove ogni filo sostiene gli altri, dove ogni nodo è un luogo di incontro e trasformazione.

E mentre la ascolto raccontare di questo nuovo Rinascimento che lei ha contribuito a far nascere, capisco che lei stessa è diventata una casa di vetro: trasparente, luminosa, accogliente. Un luogo dove chiunque può entrare e riconoscersi, ritrovarsi, Saziarsi di vita.

 

"Se hai un desiderio vuol dire che già l'hai. Il problema non è raggiungerlo - quello non ci interessa - ma camminare verso di esso, mettere insieme i pezzi, affinché nulla vada sprecato."

(Maria Cristina Koch)

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©MargheritaPogliani 2019

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