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  • Immagine del redattoreMargherita Pogliani

In punto di morte



Non aspettiamo di essere in punto di morte per sentirci vivi.

Non aspettiamo di essere in punto di morte per buttarci sulla sabbia e lasciarci andare, senza filtri, aspettative, difese.


Non aspettiamo di essere in punto di morte per dirci: “Mi dispiace”. Mi dispiace averti ferito, mi dispiace averti deluso, mi dispiace non averti ascoltato, mi dispiace aver vissuto così tanto in difesa. Mi dispiace non esserci stata. Mi dispiace aver affettato parte della nostra storia tagliandoci a vicenda per far corrispondere le nostre due metà. Che sciocchi siamo stati, che ingrati, che ciechi. Cecchini delle debolezze altrui come se solo uccidendole avremmo potuto fare pace con il passato. Ma pace si fa solo gettando le armi e abbracciandosi con l’autenticità di ciò che siamo.


Non aspettiamo di essere in punto di morte per dire: "Perdonami". Perdonami per il male che ci siamo fatti, perdonami per il tempo che abbiamo sprecato, perdonami perché talvolta non ho voluto e potuto capirti, perdonami perché forse non ho saputo amarti come avevi bisogno di essere amato. Perdonami per ogni sospiro e sospensione del pensiero.


Non aspettiamo di essere in punto di morte per dire: "Grazie". Grazie di questa vita insieme, grazie di queste meraviglie, grazie per le strade che abbiamo percorso, grazie per avermi aiutata a trasformare i sogni in realtà, grazie per esserci stati accanto nonostante tutto… Grazie per aver lasciato le tue orme con le mie su quelle spiagge bianche dove lo sguardo si perde nell’infinito, all’infinito…


Non aspettiamo di essere in punto di morte per dire: "Ti amo". Ti amo così come sei, ti amo con i difetti e con i pregi che ho voluto vedere e anche godere. Ti amo, nella buona e nella cattiva sorte. Semplicemente “ti amo”.


Non aspettiamo di essere in punto di morte per gridare la nostra angoscia, per cercarci negli occhi dell’altro, per ammettere la nostra fragilità e impotenza.

Non aspettiamo di essere in punto di morte per ammettere di soffrire, scoprendo che si può vivere nella morte, si può vivere per la morte. Già, come diceva Heidegger, “se l’esistenza è possibilità, è innegabile che la possibilità più propria, incondizionata e insuperabile dell’essere umano sia la morte. Perciò l’unica esistenza autentica possibile è un «essere-per-la-morte», ossia «precorrere» la morte, anticiparla – il che ovviamente non vuol dire togliersi la vita, bensì assumere con «risolutezza» questa «possibilità della pura e semplice impossibilità dell’Esserci» come orizzonte esistenziale, riconoscendo le possibilità molteplici e concrete della vita quotidiana come limitate e precarie, senza fossilizzarsi e disperdersi in alcuna di esse ma scegliendole come proprie, e rimanendo sempre progettualmente aperti. Vivere per la morte è avere il coraggio dell’angoscia di fronte al nulla, accettare radicalmente la propria mortalità. E solo questo, a ben vedere, rende davvero possibili le altre possibilità e pienamente libere e responsabili le nostre scelte e l’intera esistenza: in una vita pensata come eterna ogni scelta sarebbe indifferente, perché sempre rimediabile”.

Mi ritrovo dannatamente in questo “vivere per la morte”, protetta da un manto di profonda riconoscenza per ciò che ancora c’è e piegata da una corona di spine che lacera le mie notti insonni.


Non aspettiamo di essere in punto di morte per abbracciare chi ci domanda “… quindi anche noi possiamo soffrire? Anche noi possiamo essere angosciati?” e rispondergli candidamente: “Sì, anche noi possiamo soffrire, anche noi possiamo essere angosciati perché non potremmo vivere altrimenti!”


Così accetto quell’angoscia vitale che mi ha fatto a lungo respingere la morte.

Lo scrivo, perché per me è lenitivo e catartico.

Respiro dopo respiro resto aperta a ciò che accade, ai segnali che la vita mi manda, accogliendoli con serendipità, che non significa con superficialità o positività, ma semplicemente accettando ciò che è e facendone comunque tesoro. Compreso il dolore più profondo.

E mi impegno a prendermi cura di ogni scelta, di ogni possibilità, di ogni sguardo, perché non sia indifferente ma valga l’istante e l’intenzione di cui lo investo.

Sarò pazza, ma solo così mi sento finalmente autentica, unico modo che in questo momento mi permette di esistere. E resistere. Anche in punto di morte.

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