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  • Immagine del redattoreMargherita Pogliani

Auguri, di cuore

Oggi salutiamo l’anno e accogliamo il nuovo con ciò che è fiorito intorno a noi.

Oggi abbiamo salutato anche Giovanni, uomo di straordinaria generosità e disponibilità che ha seminato tanto e ha seminato bene.

Con mia mamma, sua sorella, abbiamo raccolto il pensiero di molti, che ora voglio condividere, perché il suo esempio sia benaugurale e anche perché - come sosteneva lui citando Seneca - “Nullius boni sine socio iucunda possessio est.”

Giovanni è stato per tutti noi un amico prezioso, oltre che un fratello, un marito, un padre, un nonno, uno zio, un riferimento davvero unico, con quel sorriso tenero e lo spirito fino, vivace.

Ci ha insegnato il valore del tempo condiviso, con la leggerezza dei saggi e la profondità di chi ha cara la vita e tutto ciò che esiste.

Partecipe e attento ha bilanciato la sua umanità con un intelletto lucido e fine, costruendo relazioni profonde e iniziative geniali.

Ha schiuso mondi a giovani e meno giovani, con la sua sete di scoperte e culture, la sua insaziabile fame di ricerca.

Fuori dagli schemi ma ricco di grandi valori.

Spiritoso e spirituale, in un duetto armonico sempre vitale.

Aperto, libero, ottimista, ha saputo valorizzare il buono nelle persone con il suo calore.

Ha illuminato tanti ambienti, con una luce bella, calda, inclusiva.

Ogni incontro con lui è stato una festa, una festa del cuore.

Siamo cresciuti con il suo esempio, sostenuti dai suoi incoraggiamenti per sperimentare con slancio e coraggio, guardando alle possibilità, mai alle difficoltà.

La sua forza? Una curiosità positiva e contagiosa. Un’energia continua, semplice ma piena di fantasia, gioia di vivere. È sempre stato attivo, trasmettendo la voglia di scoprire le meraviglie in noi e intorno a noi, dalla terra al cielo, dal reale al virtuale.

È, resta - come ha sintetizzato mia cugina in modo commuovente, tanto è rispondente - espressione di intelligenza del cuore.

Rare sono le persone che usano la mente. Poche coloro che usano il cuore. Uniche coloro che le usano entrambe (Rita Levi Montalcini)

C’è un termine antico che non ha una traduzione italiana diretta e descrive questa intelligenza del cuore: hridaya, dal sanscrito Hrid, centro e Ayam, questo. Questo centro, questo cuore che ci (ri)porta sempre al centro, con la sua visione a 360 gradi (e oltre) di qualsiasi situazione cerca sempre di conciliarne gli opposti.

“Proprio come esiste un centro cosmico da cui tutto l’universo sorge e ha il suo essere e le sue funzioni con il potere o l’energia dirigente emananti da esso, così c’è anche un centro all’interno della struttura del corpo fisico in cui risiede il nostro essere. Questo centro nel corpo umano non è in alcun modo diverso dal centro cosmico. È questo centro dentro di noi che è chiamato Hridaya, la sede della Pura Coscienza, realizzata come Esistenza, Conoscenza e Beatitudine. Questo è ciò che veramente chiamiamo il posto di Dio in noi”. (Bhagavan)

L'augurio oggi, domani, dopo e sempre è, quindi, cogliere questa benedetta intelligenza del cuore. Per viverla e condividerla. Perché ci rende umani. Umani migliori.

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