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  • Immagine del redattoreMargherita Pogliani

Risposte ed empatia contro la pandemia

Con rispetto ed empatia, l’esempio femminile sta salvando molte vite, dal momento che a capo dei Paesi che stanno gestendo meglio la pandemia ci sono 7 donne: dall'Islanda a Taiwan, dalla Germania alla Nuova Zelanda.

L’inchiesta di Forbes non lascia dubbi: “Tra le prime e le risposte più veloci vi è stata la Tsai Ing-wen di Taiwan. A gennaio, al primo segno di una nuova malattia, ha introdotto 124 misure per bloccare la diffusione senza dover ricorrere ai blocchi che sono diventati comuni altrove. Ora sta inviando 10 milioni di maschere per il viso negli Stati Uniti e in Europa. (…) Angela Merkel, cancelliera tedesca, si è alzata presto e ha detto con calma ai suoi connazionali che si trattava di un grave insetto che avrebbe infettato fino al 70% della popolazione. "È serio", ha detto, "prendilo sul serio". Lo fece, così fecero anche loro. I test sono iniziati fin dall'inizio”

E, ancora, Jacinda Ardern sta salvando la Nuova Zelanda con rigore, anticipazione, chiarezza e risolutezza.

L'Islanda, sotto la guida del primo ministro Katrín Jakobsdóttir, offre test di coronavirus gratuiti a tutti i suoi cittadini e diventerà un caso di studio chiave sui tassi di diffusione e mortalità reali di Covid-19.

La giovane capo di Stato finlandese Sanna Maris ha investito sui social, invitando gli influencer di qualsiasi età a diffondere informazioni basate sui fatti per gestire la pandemia.

Il primo ministro norvegese, Erna Solberg, ha avuto investito la sua empatia per parlare direttamente con i bambini del suo paese, in TV, facendo sentire loro che era normale essere spaventati.

Verità, risolutezza, utilizzo funzionale della tecnologia, semplicità, consapevolezza ed empatia sono state le loro bacchette “magiche”. E se ci pensate bene spesso sono anche le nostre: quando un figlio si fa male, quando c’è un problema di lavoro, quando mille “se e ma” ci lasciano senza parole, respiriamo, ci assumiamo la nostra responsabilità e agiamo. Agiamo spesso seguendo l’intuito che ci indica il modo migliore di prenderci cura del problema per generare una soluzione. E’ genetica, nel bene e nel male.

L’attitudine di prenderci cura non ci lascia mai: in famiglia come al lavoro e innegabilmente in questo periodo siamo state molto sfidate dalla Wonder Woman che è in noi. Un'indagine di Valore D #iolavorodacasa dimostra che 1 donna su 3 lavora più di prima e non riesce, o fa fatica, a mantenere un equilibrio tra vita professionale e domestica. Un sovraccarico che porta a rabbia e stress, viene per fortuna stemperato dal 60% delle intervistate che ha espresso sentimenti "positivi e di rinnovamento. Grazie alla capacità di resilienza”, ha commentato Barbara Falcomer, direttore di ValoreD.

I nostri archetipi di “perfettine” si stanno sgretolando sotto la forza vitale di donne molto più “normali”, perché autentiche, umane, vulnerabili, rispettose, empatiche.

Penso che l’empatia sia una delle chiavi per il futuro che ci attende. Peccato non sia così facile tirarla fuori: la capacità di riconoscere le proprie emozioni e quelle altrui spaventa, perché ci si sente nudi. Figuriamoci la capacità di condividerle. Eppure, proprio in questo periodo abbiamo l’opportunità di buttare giù i nostri archetipi e imparare a “sentirci” e a rispettarci come potenziali generatrici di una nuova normalità, grate quando incontriamo donne che hanno il coraggio di alzare la testa, guardare dritto negli occhi e assumersi la responsabilità, la capacità di dare risposte.

Dobbiamo sentirci fortunate quando riconosciamo un’empatia in cui specchiarci. Perché questo impegno all’ascolto profondo genera una sensazione di forza, di chiarezza, di voglia di migliorarsi a vicenda. Senza prevaricare, anzi. Seguo da anni i Breakfast@Linklaters, “un’occasione di incontro per confrontarsi, condividere e approfondire le rispettive esperienze partendo da testimonianze di donne manager che hanno saputo valorizzare con successo il proprio talento” guidate da Claudia Parzani. Ogni appuntamento, oltre a innumerevoli spunti, mi ha regalato un nuovo ingrediente per vivere con maggiore armonia, imparare da un fallimento, accettarmi, scoprire talenti che discendono da veri e propri miti, dare corpo e dignità alle parole, superare la paura e agire con creatività per esplorare nuovi orizzonti, nuove soluzioni.

Come ci hanno insegnato anche le “Magnifiche sette” e l’appello #datecivoce della 27Ora del Corriere della Sera: bando alla parità di genere, accresciamo la nostra empatia e il nostro essere donne e ricostruiamo insieme, riconoscendo e rispettando i nostri differenti talenti e potenzialità. Per tornare finalmente ad abbracciarci.


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