Prima o poi arriva un momento in cui esporsi, spogliarsi da ogni velleità e mettersi a nudo. Già, mettersi a nudo, scoprendo le cicatrici di un passato difficile da metabolizzare (impossibile da dimenticare) e il peso in eccesso ancora da bruciare.
Un invito diabolico, metterci a nudo, e proprio per questo potente per riscoprirci umani, con tutti i nostri difetti e limitazioni. Anzi, grazie ai nostri difetti e limitazioni.
E se la tempistica coincide con l’ennesimo episodio che ci obbliga a riflettere su un ideale di perfezione che uccide a colpi di chirurgia estetica e di cosmeticoressia (nuova dipendenza), allora è proprio il momento di esporsi.
Prendo alla lettera “esporsi” non per pormi ma al contrario per mettermi fuori da quel gioco pericolosissimo che ci vuole dipendenti da una bellezza apparente, esteriore ed estremizzata, perché – per quanto suoni banale - la vera bellezza è dentro: è quel sorriso segnato da rughe di sofferenza, è quello sguardo reso lucido da prese di coscienza, è quella vita ingrassata da infinite esperienze e scorticata per inesperienza.
Sia chiaro: non credo che il gioco pericoloso sia dettato dalle regole social o da un’esasperante ricerca di bellezza "truccata". Certo, concorrono e arano un terreno fertile soprattutto nelle giovani donne. Penso, però, che – come saggiamente ha accennato la psicologa Laura Fino in un commento su Linkedin – il campo da cui dovremmo impegnarci a uscire sia proprio l'illusione che ciò che appare stabilisca il valore della persona.
Il vero valore di una persona è tutto fuorché apparenza. È come guarda e ascolta, è come agisce e decide, è come crea e come trasforma. Il valore è il significato che ci diamo e in matematica diventa addirittura una misura di grandezza. Il valore è tanto più autentico quando più è pulito, coerente e integro nella propria unicità perché ha saputo spogliarsi d’ogni artificio e attestarsi come un unicum di tutte le parti che lo animano, belle e brutte che siano.
Già, spogliarsi: paura, eh? A me ne faceva tantissima, finché poco tempo fa un’amica che stimo molto mi ha chiesto a bruciapelo: “Vuoi partecipare a un progetto sulle donne e la vulnerabilità? Si chiama Ex Voto Animae”
Risposta scontata: “Certo che sì”.
“L’unica richiesta è di mettere a nudo le proprie fragilità e, successivamente, di esser ritratta con scatti di nudo artistico”, è stata la postilla.
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Blocco, silenzio, respiro: “Certo”, replico non senza una certa emozione.
E proprio in quel momento mi rendo conto che l’emozione non era la frustrazione per l’incapacità di rimangiarmi la parola. Non era la vergogna per esporre tutti i miei difetti stesa su un telo bianco. Non era il terrore di togliere gli strati dietro cui credevo di nascondermi. No, era il compiacimento di svelarmi a me stessa, era la fierezza di scoprire che potevo andare oltre le storie che ci raccontiamo, era la soddisfazione di sperimentare una sfida che mi riempiva di energia. Era la possibilità di espormi alla luce senza protezione, senza il rischio di sviluppare un ennesimo melanoma.
È stato in quel momento che mi si è squarciato il velo tra ciò che credevo e ciò che ero: credevo di esser bloccata, di imbarazzarmi davanti alla macchina fotografica, di vergognarmi per ferite evidenti e rotondità invadenti, invece stavo benissimo, padrona del mio corpo e della mia scelta. Sguardo in camera, mi sono riflessa in quella luce che mi ha restituito un nuovo sguardo: uno sguardo di valore e di energia, un lampo di speranza nell’occhio sinistro (da brava mancina!) che mai avrei lasciato brillare così se non davanti allo specchio delle mie brame. Eppure, a differenza della Regina Cattiva di Biancaneve, quello specchio mi ha aperto infiniti rimandi di riflessioni tra chi sono e che valore voglio esporre.
Chi sono è la narrazione della mia vita. Il valore che voglio esporre è legato, invece, a ciò che mi motiva nel profondo, alla coerenza con cui perseguo il mio sogno: raccontare storie belle, autentiche. E - credetemi – ne sto conoscendo tante di storie, di persone, di progetti, tutti stra-ordinari. Perché tutti abbiamo una luce, sepolta spesso da quintali di carbone, oscurata da corazze ridicole, smorzata da anni di polvere e fumo ma tutti, sottolineo tutti, abbiamo una luce che ci rende stra-ordinari. E la differenza tra chi mi sembra ordinario e chi noto come stra-ordinario l’attribuisco al prefisso stra, in chi sceglie di mettersi fuori dall’ordinario.
Esporsi e straordinario: curioso quanto contribuisca in entrambe le parole quell’extra di coraggio per uscire allo scoperto e mettere a nudo chi siamo e che valori vogliamo attestare. Tutti combattiamo tra conflitti interiori ed esteriori. Tutti siamo ricoperti da insicurezze, insoddisfazioni, sofferenze. E tutti abbiamo una luce da portare fuori, perché dentro rischia di uscire allo specchio solo con il nostro ultimo respiro.
Per me, quindi, d’ora in poi “fiat lux”: sia fatta luce, dentro e fuori. Mi sono spogliata, ho calato la maschera e mi sono guardata negli occhi, riconoscendo che non ho più tempo per inseguire sogni di gloria, ma ho ancora lo spazio per realizzare il mio sogno: mettere in luce lo stra-ordinario per condividere la bellezza che ci illumina. E se desiderate fare un passo in più e partecipare al progetto fotografico EX-VOTO ANIMAE di Matteo Placucci, uscite allo scoperto e scrivetemi in privato.
Ne vedremo delle belle e dei belli!
PS: questa foto è la prima che mi ha scattato Matteo Placucci e non andrà mai in mostra, perché ancora cercavo di nascondermi dietro un etereo pizzo di mia nonna. Il primo piano, invece, è una delle ultime immagini della serie "messa a nudo" e giustifica questo post, perché mi ha stupito quanto si colga l'essenza di una persona quando si espone in modo naturale. Oggi mi riconosco in questo sguardo, senza più paura di abitarlo.
è bellissimo il sentimento e le emozioni che io provo verso di te, sono veramente colpito dalle tue parole. Percepisco una riflessione profonda sulla vulnerabilità e sull'autenticità. La metafora di "mettersi a nudo" che non riguarda solo il corpo, ma soprattutto l'anima, con le sue cicatrici e le sue imperfezioni. Si parla di un momento in cui, finalmente, si accetta di essere fragili, lontani dalle aspettative di perfezione imposte dalla società. Se vuoi condividere s, a me andrebbe molto, scrivimi pure, ti ho risposto su instagram. grazie