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  • Immagine del redattoreMargherita Pogliani

La Via Crucis dell’immagine dell’IO



Ci stiamo adattando, reinventando. Ci apriamo a sperimentazioni, a incursioni in spazi e strumenti che fino a poco fa utilizzavamo in modo diverso. Stiamo nascosti nelle nostre tane, in attesa. In attesa di un “possibile” che assume sfumature e distanze inusitate a seconda da come lo si guarda.

Poter raggiungere in qualsiasi momento il proprio medico di fiducia online, per esempio, ci permette di vivere con più serenità questi momenti di incertezza. Molti medici specialistici sono diventati VirtualMed: dal contatto fisico a quello virtuale sembra un salto quantico.

Molti professionisti stanno reinventando la gestione dei team, la relazione con i clienti, l’organizzazione in “home working”. Tutti ci ingegniamo per stare in equilibrio tra passato e futuro.

Oppure possiamo uscire dalla nostra confort zone per cercare altre “possibilità”.

E’ proprio il possibile contesto che potremmo creare che mi coinvolge e affascina. Oggi abbiamo l’opportunità – e penso anche il dovere – di rivedere con onestà i nostri errori, i nostri fallimenti, per visualizzare come vorremo vivere, cosa vorremo lasciare ai nostri figli. Oggi possiamo definire una nuova “immagine dell’io”.

Mi sembra così incredibilmente attuale, l’intuizione di Maxwell Maltz di 60 anni fa, ed è curioso che sia nata da considerazioni estetiche: Maltz era, infatti, un chirurgo estetico che notò che dopo operazioni di rinoplastica i suoi pazienti non fossero sempre felici e soddisfatti della propria immagine allo specchio, deducendone che questa immagine fosse più mentale che fisica. Così ha iniziato a chiedere ai suoi pazienti di visualizzarsi come avrebbero voluto essere, notando che questa pratica li rendeva soddisfatti di se stessi anche senza l’operazione chirurgica. “L’immagine dell’io è la chiave della personalità e del comportamento – concluse Maltz. Cambiate l’immagine dell’io e cambierete personalità e comportamento. Oltre a ciò, l’immagine dell’io stabilisce i limiti dell’individuo, indicando ciò che può o non può essere fatto. Estendete tale immagine, ed estenderete la zona del possibile”.

Abbiamo vissuto per tanti anni nella bolla estetica del miglioramento continuo, del perfezionismo esasperato, dei progetti sempre più veloci, sempre più “effetto Wow”, sempre più innovativi. Perché dovevamo stupire, dovevamo dire qualcosa di nuovo, dovevamo esserci. Esteticamente, formalmente.

Peccato che la sostanza ci sia spesso sfuggita di mano, insieme alla nostra natura più umana, mascherando per paura la nostra autenticità.

Oggi la paura è un’altra. E’ la paura di una vita che ci sfugge prima di averla realmente vissuta. E’ la paura di un mondo in disfacimento che lasceremo ai nostri figli. E’ la paura della necessità di cambiamento: ne saremo capaci? Riusciremo a tirare fuori noi stessi da questa pandemia?

Penso sia giunta l’ora di tirare fuori il coraggio e focalizzarci su un’immagine di noi stessi che domani vorremmo ringraziare. Costa umiltà e fatica guardarsi dentro. Ancora di più autorizzarci a guardare fuori assumendoci la responsabilità di diventare protagonisti e non più semplici spettatori. Sarà la nostra via crucis? Forse. Ma personalmente sono impegnata a percorrerla fino in fondo. Con le mie poche forze, con le mie ferite, con i miei piccoli passi. Perché domani voglio girarmi indietro e ringraziare chi sono diventata.


PS: avete scoperto chi si nasconde nel fiore? Perfetto esempio di cambiamento e adattamento

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