Sto danzando sul baratro come un acrobata funambolo.
E’ lapalissiano: COVID-19 sta sconvolgendo il mondo. Sta alterando il modo in cui viviamo, ci relazionano e lavoriamo. Come fossimo proiettati in uno spazio-tempo che non ci appartiene.
Eppure… Eppure con tutta la nostra paura, fragilità, rabbia, tristezza ci riscopriamo più umani che mai. Come dice Tony Robbins: “Uno dei doni che abbiamo come esseri umani è che siamo resistenti come specie e ci adattiamo per natura”.
Adattiamoci quindi, nel migliore dei modi, sfruttando questi giorni di clausura per riflettere seriamente su chi siamo e chi vogliamo essere. Per porre basi realistiche di come ci impegneremo appena usciti di casa, per migliorare questo mondo che ci accoglie e che noi sconvolgiamo caparbiamente.
Suonerò banale e naif ma da sempre amo la vita. Amo le emozioni. Amo la gentilezza. Amo i valori profondi. Amo la bellezza. Amo la passione. Amo aiutare le persone ad apprezzare il bicchiere mezzo pieno, condividendolo.
Sono bulimica di nuove scoperte e opportunità. Per questo sto vivendo questa reclusione tanto forzata quanto giustificata come un impegno profondo alla crescita. La crescita della resilienza.
“Il termine "resilienza" nell’ambito della scienza dei materiali, indica la proprietà che hanno alcuni elementi di conservare la propria struttura o di riacquistare la forma originaria dopo essere stati sottoposti a schiacciamento o deformazione. In biologia e in ecologia la resilienza esprime la capacità di un sistema di ritornare a uno stato di equilibrio in seguito ad un evento perturbante. Pietro Trabucchi afferma che: “Etimologicamente resilienza deriva dal latino "resalio", iterativo di "salio". Qualcuno propone un collegamento suggestivo tra il significato originario di "resalio", che connotava anche il gesto di risalire sull’imbarcazione capovolta dalla forza del mare, e l’attuale utilizzo in campo psicologico la indica come è la capacità di persistere, di far durare la motivazione nonostante gli ostacoli e le difficoltà.”
La motivazione diventa quindi l’agente di cambiamento. Sono state le sfide più grandi della storia a permetterci di evolverci:: ogni volta l'uomo ha usato la sua mente, le emozioni, le conoscenze e il coraggio per andare oltre. Spingendosi ogni volta oltre i propri limiti. Sperimentando strade non percorse. Assumendosi la responsabilità, intesa come respons-abilité, la capacità di trovare risposte.
Anticipando scenari e passi realistici per raggiungerli, senza pre-occuparsi del futuro ma occupandosi semplicemente del presente, del qui e ora.
Da questa stra-ordinaria pandemia ho imparato soprattutto a difendere e valorizzare la nostra Umanità, intesa come essenza unica, intenzioni, relazioni, ascolto, trasparenza, gentilezza. Ma anche vulnerabilità, la nostra splendida e misconosciuta vulnerabilità, che per me significa attraversare il vallo della paura e del giudizio per accogliere e cercare di capire, espormi per creare un contesto migliore. Soprattutto sto imparando a (ri)conoscermi, a prendermi cura, di me, in primis, rallentando, sospendendo il giudizio, lasciando vibrare le intuizioni, mettendo le mani in pasta, respirando. Sì, respirando a pieni polmoni, grata dell’opportunità che mi è stata data per sviluppare empatia. Anche nei confronti di me stessa.
Ma chi, meglio di Baricco può sottolineare l’importanza sociale di questo momento catartico (per chi lo sta cogliendo come tale)?
“Certe cose cambiano con un movimento di torsione violento, che fa male, e che non pensavi di poter fare. Certe cose cambiano per uno choc gestito bene, per una qualche crisi convertita in rinascita, per un terremoto vissuto senza tremare. Lo choc è arrivato, la crisi la stiamo soffrendo, il terremoto non è ancora passato. I pezzi ci sono tutti, sulla scacchiera, fanno tutti male, ma ci sono: c'è una partita che ci aspetta da un sacco di tempo. Che sciocchezza imperdonabile sarebbe avere paura di giocarla”.
Oltre la paura c’è un orizzonte da creare. Insieme. Nel modo più naturale possibile.
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