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  • Immagine del redattoreMargherita Pogliani

Il virus della felicità

Siate felici! E se qualche volta la felicità si scorda di voi, voi non vi scordate della felicità (Roberto Benigni)

Facile a dirsi… Ma cos’è la felicità, come la si sperimenta?

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la felicità è una delle componenti fondamentali della salute umana e chiama in causa una grande varietà di discipline, dalla medicina all’economia, dalla psicologia alle neuroscienze fino alla biologia evolutiva, tutte impegnate nell’identificare gli elementi che concorrono a determinare la felicità o l’infelicità di un individuo.

Daniel Lumera, invita a co-creare un nuovo mondo, contaminandoci con i “virus” di felicità e gentilezza, nell’interessantissimo saggio Biologia della Gentilezza, dove con Immaculata De Vivo, epidemiologa di Medicina alla Harvard Medical School, mettono a confronto scienza e coscienza in un approccio rivoluzionario alla salute, al benessere, alla qualità della vita e alla consapevolezza.

Un nuovo paradigma, nel quale il linguaggio rigoroso della scienza legittima e racconta i valori cardine dell’esperienza umana e la saggezza dei saperi millenari, curando la radice della nostra percezione del senso di identità, che ci separa dalla vita, dalla morte, da noi stessi.

“L’essere umano adulto – spiegano - ha perso la propria capacità di sentire l’armonia del tempo presente: del qui e ora. Viviamo quasi sempre proiettati nei possibili scenari di un futuro ipotetico o nei ricordi, tristezze e traumi del passato. Nell’istante presente, se vissuto con consapevolezza, esiste invece l’esperienza della felicità e della perfezione. La nostra mente sostituisce la meraviglia e la bellezza del miracolo della vita, perfetto in tutte le sue manifestazioni, con creazioni artificiali.

(…) Normalmente, infatti, l’attività della mente è impegnata in un processo vorticoso di analisi senza fine, intenta a rincorrere gli stimoli provenienti sia dal mondo esterno che dall’ambiente interno. Un costante dialogo interiore fatto di pensieri, riflessioni, giudizi, interpretazioni, impressioni che ci stanca e ci fa perdere ingenti quantità di energia vitale”.

E’ vero: ho sperimentato sulla mia pelle che il fattore più inquinante nella vita è la mente umana con le sue fratture di consapevolezza e il diluvio quotidiano di byte che “sottopone il cervello umano a un volume così grande di informazioni da mandare in tilt persino un potente computer”.

Ci sono molteplici percorsi, tutti funzionali nel momento in cui ci impegniamo a prenderci cura di noi. Sembra facile, ma non lo è, perché prima vengono innumerevoli priorità “oggettive”.

Ma quando si esauriscono le energie, quando si vive una pandemia che obbliga a stare fermi, chiusi dentro casa, ci si può mettere in ascolto. Con coraggio, perché le prime scoperte sono tanto dolorose quanto destabilizzanti, perché tocchiamo con mano che i bisogni che ci illudevamo di avere, insieme alle emozioni e alle credenze che ci hanno plasmato in una vita, ci hanno sempre condizionato a una scelta sofferta, frutto di una frattura, una dualità.

“Un essere umano è parte di un intero chiamato universo - ha detto Albert Einstein -. Egli sperimenta i suoi pensieri e i suoi sentimenti come qualcosa di separato dal resto: una specie d’illusione ottica della coscienza. Quest’illusione è una sorta di prigione. Il nostro compito deve essere quello di liberare noi stessi da questa prigione, attraverso l’allargamento del nostro circolo di conoscenza e di comprensione, sino a includere tutte le creature viventi e l’interezza della natura nella sua bellezza.” Ho sperimentato che averne consapevolezza e impegnarsi per “anestetizzare” la risposta a emozioni che ci hanno condizionato fin da bambini, ci rende liberi di sperimentare il qui e ora, l’istante presente, anche perché il passato non esiste più e il futuro deve ancora accadere.

“Una mente integra vive intensamente immersa in un presente continuo (…) ed è capace di ragionare senza essere influenzata da logiche di convenienza o da aspettative, in maniera incondizionata, non reagisce inconsapevolmente a tutti gli stimoli inconsci e istintuali. Ha sostituito il senso di superiorità o inferiorità con la consapevolezza dell’unicità e complementarietà. (…) In questo tipo di mente nasce un nuovo e più profondo senso di responsabilità e causalità”.

Responsabilità, complementarietà e consapevolezza sono fondamentali per il prossimo futuro, perché la capacità di sviluppare relazioni sane, felici e appaganti sarà un’abilità personale e sociale imprescindibile, per la qualità della vita e per la sopravvivenza dei 10 miliardi di esseri umani che popoleranno la terra tra soli 30 anni.

L’incredibile scoperta – almeno per me – è che relazioni sane e felici si possono sviluppare naturalmente, perché è stato dimostrato dai diverse ricerche che “la felicità del singolo individuo, pur condizionata da un ampio numero di variabili personali, dipende in larga misura dalla felicità degli altri individui a cui è connesso ed è quindi un fenomeno collettivo”. La felicità è contagiosa, come un virus del sistema biologico e mentale, al pari della gentilezza, dell’odio, della paura, della tristezza.

Quindi, di quale virus preferiamo essere portatori?

E’ una scelta. Una scelta consapevole, guidata dal potere della mente sui geni.

Io scelgo di diventare virus di consapevolezza, felicità, gentilezza, per contribuire al processo di trasformazione sociale, per lasciare un mondo sostenibile a chi amo, per continuare a meravigliarmi della bellezza della vita. Perché, in fondo, come scriveva Sant’Agostino:

“La felicità è desiderare quello che si ha”

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