Auguri di Natale
- Margherita Pogliani

- 6 giorni fa
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Auguri, auguri, auguri. Tanti ne riceviamo in queste giornate. Ma quanti nutrono davvero?
Già, gli auguri. Sti benedetti auguri di Natale…
Pensare che la parola deriva dal latino augurium, dall'arte degli àuguri, quei sacerdoti romani che interpretavano la volontà degli dèi osservando il volo degli uccelli. Da avis, uccello. Quanto mi piacerebbe, quest'anno, essere uno di loro. Saper leggere nel volo dove i miei figli si andranno a posare. Laddove sta il benessere, laddove troveremo tutti, finalmente, pace.
È il terzo Natale senza il loro babbo – e non intendo Babbo Natale, intendo proprio il babbo. I miei tre ragazzi, dicianove anni, non più bambini eppure ancora così fragili, volano bassi quest'anno. Rasentano il terreno. C'è chi sembra voler diventare così leggero da scomparire, da farsi portare via dal vento. Come se pesare meno significasse soffrire meno.
Vorrei augurare loro un accrescimento – perché è proprio da lì che viene la parola: da augere, aumentare, far crescere. Non è un auspicio vago. È manifestare la speranza che prendano spazio invece di rimpicciolirsi. Che si nutrano di vita invece di sottrarsi.
Non è semplice. Anzi, è più impegnativo di quanto sembri, fare gli auguri. Lo sto scoprendo ora, in questo Natale che pesa come un cielo plumbeo.
Vorrei augurare ai miei figli voli in lidi meravigliosi. Leggeri sì, ma non evanescenti. Vorrei che la leggerezza fosse quella della gioia, non quella dell'assenza. Vorrei augurargli di guardare dall'alto, da quel punto dove ci si sente uniti tra gli universi – quello che non si percepisce ma esiste, e quello dove esistiamo senza forse percepirci abbastanza. Ma vorrei anche che tornassero a terra. Che sentissero il peso della vita non come fardello ma come ancora. Come prova che esistono, che contano.

Vorrei coccolarli come quando erano piccoli piccoli. Vorrei che il mio amore fosse nutrimento sufficiente, come quando bastava il mio latte, il mio corpo. Ma ora posso solo preparare la tavola. Tenere accesa la luce. Sussurrare a chi si fa così piccolo: quando sarai pronto a sentire il peso benedetto della vita, a credere che vale la pena restare – io sono qui.
Vorrei riportare il loro Babbo. Ma questo è impossibile. Però è possibile altro. Ricordar loro quanto siamo stati felici e quanto ancora possiamo esserlo in una nuova formazione.
Una volta una persona mi stupì dicendo che tutti abbiamo il diritto di creare l'infanzia che avremmo voluto vivere. Di riscrivere la nostra vita con una luce diversa, una consapevolezza nuova. Dare forma. Mutare le conseguenze. Ritrovare un senso al percorso fatto.
Così oggi penso che darsi la possibilità di un nuovo Natale sia l'augurio più bello. Darsi la possibilità di plasmarlo, crearlo proprio. Una possibilità di rinascere e scoprire un sé che forse ci appartiene di più. Non c'è niente di peggio dello stare fermi in quella mangiatoia a temere di dare alla luce il proprio esserino. Possiamo darci, invece, il permesso di dire: sono (ri)nato. Possiamo guardarci negli occhi e dire grazie. Grazie perché ho avuto la forza. Grazie perché ho scelto di restare, di pesare, di esserci.
E allora rendo omaggio a questo Natale con l'impegno di rinascere ancora. E di conservare memoria di tutti i doni ricevuti, di tutti i presenti attraversati. E di tutta la fede in questa vita che non mi abbandona mai. Perché il regalo più grande non è quello sotto l'albero. È il coraggio di darci nuovi natali. Di rinascere. Ancora. E ancora.
Auguri a chi fatica a trovare calore in questo Natale. A voi chi vorrebbe nutrire ma vede chi ama farsi leggero fino a sparire. A chi ha perso l'appetito della vita. A chi non si crede degno.
A tutti auguro l'accrescimento vero, quello della radice antica. Auguro di aumentare, anche solo di una caloria, la propria energia vitale, per pesare di nuovo, per sentire che il semplice esserci ha valore. Per scoprire che la leggerezza vera è quella di chi vola sapendo dove tornare a posarsi.
Auguro a tutti noi il coraggio di riscrivere la propria storia con luce nuova. Di darci nuovi natali conservando memoria dei doni, ma con la fede che la vita non ci abbandonerà.
Auguro un Natale vero. Denso d'affetti. Colorato di tenerezza. Dove la fragilità ha diritto di cittadinanza e il dolore può sedere a tavola senza vergogna. Dove possiamo essere gentili con le nostre crepe, i nostri voli bassi, i nostri tentativi imperfetti di ricominciare. Un Natale dalla radice antica e dal senso presente.
Un Natale che sia augere: accrescimento, Per chi c'è e per chi non c'è più, perché il loro ricordo accresca trasformandosi in volo di uccelli divinatori. Forse è proprio questo il senso: librarci nella vita che ci attende. Diventare noi stessi un augurio per gli altri. E gli altri auguri per noi.



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