L’augurio, oggi, è di passare oltre. In aramaico, infatti, Pasqua, pasah (diventata poi in greco pascha) significa propriamente “passare oltre”.
Passiamo oltre perché come mi diceva ieri una saggia fanciulla, “da sempre l’Italia trasforma le sue pene in bellezze”.
Passiamo oltre, perché siamo qui, grati di respirare, grati di sondare le nostre possibilità illimitate, come le definiva Leo Buscaglia, che aggiungeva: “Il guaio della vita di oggi è che molti di noi muoiono prima di essere nati pienamente. (…) Hanno osservato la vita ma non vi hanno partecipato attivamente. Non hanno corso rischi. Sono rimaste ai bordi del campo”.
Passiamo oltre questo campo che delimita apatia e noia, entrando nell’impegno, nella libertà, creatività, sorpresa.
Riscopriamo la sorpresa di rose giallo pasquale che ci sbocciano di fronte, di un abbraccio dei nostri figli, di un “ti voglio bene” inatteso, di un pane senza glutine ben lievitato, di una risata spontanea perchè il cane salta per acchiappare uno spruzzo d’acqua, delle tranquillizzanti fusa di un gatto, di sorriso gentile, che non è scontato perché ogni persona che incontriamo sta già combattendo una dura battaglia.
Voglio tornare a sorprendermi per l’unicità e bellezza che c’è in ognuno di noi.
Quindi passo oltre l’onnipresente pensiero, giudizio e critica e mi fermo. Mi fermo ad ascoltare.
La mia cura, ora, è l’ascolto, Di ciò che mi dice l’istinto, il corpo, le intuizioni. L’ascolto dell’altro senza aspettative, grata se mi dona qualche buon concetto su cui riflettere.
Come ha fatto mio papà condividendomi il ricordo della potenza del Messiah di Händel in un articolo di Alessandro D’Avenia (dal Corriere della Sera del 06 aprile 2020), che trovo melodico per chiunque, perché chiude così:
“La cosa di cui più sono grato a Dio è infatti che posso attingere sempre alla fonte da cui sgorgano l’inventiva, l’iniziativa, il coraggio tipici di chi è innamorato, anche se non ne sono all’altezza. Noi ci realizziamo portando a compimento le potenzialità della vita (nel morire Cristo dice «Tutto è compiuto») nostra e altrui, ciascuno nel suo ambito, ma le nostre energie creative sono spesso bloccate. Fatti per ricevere e dare vita (creare e crescere hanno la stessa radice), quando creiamo qualcosa di vero, bello e buono, anche minimo, cresciamo e facciamo crescere il mondo. Se invece siamo preda di forze distruttive, tendiamo a strappare la vita a cose e persone: de-cresciamo e facciamo de-crescere il mondo. La Pasqua serve a ritrovare la gioia di «fare la vita», in e attorno a noi, diventando noi stessi il «passaggio» attraverso cui l’Amore entra nella storia, grazie a ciò che creiamo. Così fu per Händel, che salvò sé stesso e tanti uomini abbandonati, attraverso la musica che pensava di aver perso. In realtà aveva perso Dio, non la musica: ascoltare per credere. Auguri”.
Ringrazio, sottoscrivo e condivido con chi oggi più che mai ha il coraggio di imparare la lezione e passare oltre.
Rimettiamoci in contatto con la capacità di meravigliarci e di amare che abbiamo preferito dimenticare, per soffrire forse meno. Illuminiamoci per le piccole sorprese. Riscopriamo la forza delle emozioni.
Due anni fa, oggi, eravamo in India, dove ho imparato il vero senso di Namaste: non solo “Grazie” ma “Io onoro in te il luogo dove risiede l’intero universo. Se tu sei in quel luogo in te, e io sono in quel luogo in me, siamo una cosa sola”.
Per questa Pasqua surreale, triste, faticosa, minacciosa, incerta, caotica ma solidale, auguro a tutti di cuore di passare all’ascolto di quel luogo nascosto in noi che custodisce i nostri dolori e avversità per trasformarli in passi verso nuove possibilità. Credendo in noi stessi. Creando insieme nuovi passaggi. Perché siamo una cosa sola.
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